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Emilia Romagna: i 5 migliori primi piatti di Natale

di Francesca Panozzo • Pubblicato 4 Dicembre 2014 Aggiornato 18 Novembre 2020 18:37

L’Emilia Romagna è una regione molto apprezzata per le paste: ecco cosa si serve tradizionalmente come primi piatti durante le feste natalizie.

Natale non è Natale senza un piatto fumante di cappelletti in brodo, in Romagna così come in Emilia. Sì certo, anche i tortellini hanno un ruolo centrale, ma quando si parla di festività invernali, il cappelletto la fa da padrone tra le paste ripiene. a tavola si discute spesso sul ripieno perfetto dei cappelletti, in particolare durante i pasti delle feste natalizie Davanti a questo piatto Emilia e Romagna depongono le armi, per impugnarle nuovamente dopo la prima cucchiaiata e cominciare a discutere sulle dimensioni ideali del cappelletto perfetto, su quali ingredienti debbano andare a comporre il ripieno o quali odori siano più adatti per un buon brodo. In realtà ogni anno la discussione si accende anche all’interno delle singole famiglie che si sono riunite appositamente per prepararli qualche giorno prima, e ora, mentre sono intente a mangiare, fanno confronti con quelli dell’anno precedente o argomentano se sia meglio un ripieno di soli formaggi o con un tripudio misto di carni e formaggi. Ma se i cappelletti sono un must del menu di Natale, non sono gli unici primi delle feste in Emilia Romagna.

  1. cappelletti uliassiCappelletti (e i tortellini). Tra i primi, in particolare i cappelletti a Natale, sono assoluti dominatori delle tavole della regione e d’Italia. Questi piccoli scrigni di pasta come abbiamo anticipato sono un vero argomento di contesa. In Romagna di norma li vogliono ripieni di formaggi teneri e parmigiano grattugiato e serviti con un saporito brodo di cappone. I cappelletti emiliani, quelli preparati nella zona di Reggio Emilia, presentano una farcia a base di carni e salumi. Oltre a queste varianti, è bene ricordare come ne esistano innumerevoli: ogni famiglia ha la sua ricetta personale. Anche se non è romagnolo, Mauro Uliassi di Ristorante Uliassi a Senigallia è l’autore dei cappelletti della foto.
  2. Lasagna verde bologneseLasagne al forno. Besciamella, ragù, parmigiano e una sfoglia porosa di colore verde (colorazione data dall’utilizzo degli spinaci nell’impasto) sono gli ingredienti fondamentali per preparare lasagne alla bolognese degne di un pranzo di festa come quello di Santo Stefano. Anche qui le variazioni non mancano a partire dalla sfoglia e dal condimento.
  3. tortelli di zuccaTortelli verdi e di zucca. Ripieni di abbondante ricotta e poche erbette, i tortelli verdi, insieme ai tortelli di zucca, caratterizzano la cena della Vigilia in Emilia. Possono essere conditi con burro o ragù.
  4. nidi di rondineNidi di rondine. Questa pasta al forno, che deve il suo nome alla forma che assumono le strisce di pasta farcite e arrotolate su loro stesse, affianca o sostituisce le lasagne per il pranzo del 26. Il ripieno solitamente è costituito da prosciutto cotto e mozzarella, ma ne esistono numerose versioni, tra le quali quella che sostituisce la mozzarella con la ricotta e aggiunge i funghi.
  5.  passatelli Passatelli in brodo o asciutti. Preparati con parmigiano e pangrattato non condito, i passatelli danno il via ai pranzi delle feste, soprattutto in Romagna. Se fino a poco tempo fa la tradizione prevedeva solo i passatelli in brodo di carne, sempre più spesso, per la cena della Vigilia, i passatelli sono cotti nel brodo, anche di pesce, e poi conditi con un sugo anch’esso di mare.

Per concludere, una postilla: il giorno dopo i tortellini, cotti nel brodo di cappone, sono buoni conditi con ragù o con ragù e panna. Quali sono i primi piatti che caratterizzano i vostri pranzi di festa?