Home Cibo Sushi e kebab: qual è il livello di sicurezza alimentare?

Sushi e kebab: qual è il livello di sicurezza alimentare?

di Giovanni Mercadante • Pubblicato 10 Dicembre 2014 Aggiornato 16 Dicembre 2014 17:51

La Ausl di Bologna ha realizzato un’indagine sulla sicurezza alimentare di Sushi e Kebab prodotti nei ristoranti.

Sushi e kebab sono tra i cibi non italiani che vanno per la maggiore nel nostro Paese, soprattutto tra i giovani. Ma vi siete mai chiesti quanto siano sicuri a livello di qualità e sicurezza alimentare? le analisi della ausl di bologna hanno preso in esame 60 ristoranti campione per verificarne l'igiene Ci ha pensato l’Azienda USL di Bologna che ha analizzato, a campione, 60 ristoranti verificandone l’igiene, le modalità di preparazione e conservazione degli alimenti e l’adeguata formazione del personale. Emilio Guberti, direttore del Servizio igiene alimenti e nutrizione dell’Azienda USL ha reso noti i risultati di queste verifiche: “La maggior parte del kebab venduto in Italia arriva congelato dalla Germania, anche se ci sono anche aziende italiane e greche. Abbiamo potuto osservare che gli operatori scelgono delle pezzature di dimensione adeguata al consumo, in modo da esaurirle entro la giornata evitando scarti”. Decisamente una buona notizia poiché in questo modo si evitano le contaminazioni. E infatti tutte le indagini condotte per verificare la presenza di batteri come Escherichia Coli, Salmonella, Lysteria, Campylobacter Clostridium, hanno dato esito negativo: “Ovviamente non è possibile generalizzare, ma considerando anche i dati raccolti in altre regioni, possiamo dire che mangiare kebab non presenta particolari rischi”, ha spiegato Guberti.

Mangiare il sushi

Per quanto riguarda il sushi la situazione appare un po’ diversa: i problemi riscontrati  nei ristoranti che servono questo tipo di pietanza sono relativi al cattivo utilizzo dell’abbattitore di temperatura, imposto per legge nei casi in cui i ristoranti decidano di servire pesce crudo. Molto spesso questi macchinari sono stati utilizzati in un modo non corretto: “Non tutti ad esempio utilizzavano il termometro a sonda necessario per accertarsi che l’intero trancio avesse raggiunto la temperatura richiesta”, conclude Guberti, ragion per cui gli operatori della Ausl hanno aiutato i gestori dei locali ad adottare le procedure corrette.