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Biancofiore, Bari

Da Biancofiore a Bari si può gustare una cucina tradizionale barese, ma non troppo: lo chef Fanelli ci mette del suo e sceglie solo materie prime Dop.

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di Sonia Gioia • Pubblicato 28 Aprile 2014 Aggiornato 7 Maggio 2014

Non è un caso che l’ultimo fiore (rinato, in realtà, sotto altre insegne) della cucina barese abbia conquistato in poco tempo un parterre di aficionados che si ridanno appuntamento a scadenze ravvicinate in corso Vittorio Emanuele, centralissima arteria della metropoli pugliese sul ciglio della città vecchia. la scelta dei padroni di casa e dello chef giacinto fanelli è tutta basata sul biologico La religione dei padroni di casa che si dividono il lavoro in sala, Diego Biancofiore e la moglie Daniela De Cosmo, è tutta bio. A partire dalla cantina, che conta una rigorosa selezione di etichette biodinamiche, raccontate col piglio inconfondibile dei pasionari del vino dal patron. Una religione condivisa dallo chef Giacinto Fanelli, che ai cicli della luna e della stagioni raccorda il menu, selezionando materie prime che raccontano intimamente la storia del territorio. Non è di un pomodoro qualunque che si sostanzia la vellutata dolcissima servita per antipasto insieme al baccalà alla piastra, ma pomodorino Fiaschetto Dop di Torre Guaceto, cultivar sottratta all’oblio grazie al presidio Slow food e coltivato nella riserva naturale protetta dal Wwf (a Brindisi). Idem per lo Scottato di tonno rosso in crosta di mandorle che sta insieme al magnifico agrodolce della cipolla di Acquaviva delle Fonti. E siccome a questo desco si procede per esperienze che si propongono di essere uniche, il dettato vale anche per il dessert col Cappuccino Biancofiore doc, un sorso di crema di mascarpone profumata alla sambuca con granita fredda di caffè.