Il problema dei locali multifunzionali
L’ho già scritto a Babbo Natale, ma pare non mi abbia ascoltato. A Roma, soprattutto a Roma, continuano a fiorire questi locali multitasking, detti anche multifunzionali, i locali multifunzionali hanno formule similari con qualche digressione sul tema dove puoi entrare la mattina a fare colazione, poi pranzare, mangiare una pizza, (o nei weekend fare il brunch), prendere un tè, fare l’aperitivo, cenare, magari con l’onnipresente hamburger, e chiudere con il bicchiere della staffa. Formule similari con qualche digressione moderata sul tema, design(er) unico o quasi, spazi dai 400 metri quadri in su, eventi che si sovrappongono nella forma e nei contenuti. C’è stato un capostipite,‘Gusto, che a fine anni ’90 aprì a piazza Augusto Imperatore: allora era una novità questa grande struttura, da sfruttare dalla mattina alla notte non solo per bere e mangiare, ma anche per acquistare una bottiglia, del cibo, riviste, utensileria da cucina.
‘Gusto era anche una realtà ricca di professionalità che si sono affermate nella Capitale e in giro per l’Italia negli anni successivi: Dario Laurenzi, Pino Mondello, Mauro Mattei, Elisa Tufoni, solo per fare i primi nomi che mi vengono in mente. l'impressione è che questi locali, seppure comodi e dall'offerta gastronomica ampia, siano intercambiabili La stagione magica è durata qualche anno, poi l’espansione su tutta la piazza e dintorni ha creato l’effetto rana di Esopo: più spazi da gestire, riduzione della qualità, standard basato su una medietà uniformante, noiosa. Lo stesso che, dopo i lustrini iniziali, caratterizza 15 anni dopo le nuove aperture che a quel modello fanno riferimento, a volte in modo esplicito come i cicchetti di Porto Fluviale. Raramente trovi qualcosa di originale e spesso dura poco, il tempo di una consulenza o di un rapporto professionale che si spegne velocemente. Ci vado (soprattutto agli inizi). Lo faccio senza alcuna reale soddisfazione, con il pensiero che tutti (Baccano, Zanzara, La Moderna, solo per citarne alcuni) siano intercambiabili o quasi.

Comunque sono sempre pieni. E allora mi domando: sono io (o siamo noi gourmet) con la puzza sotto il naso, annoiati da tutto, sempre a fare le pulci? Perché è più facile aprire strutture così importanti, piuttosto che un ristorante classico? E perché, almeno così mi pare, il fenomeno sembra essere quasi esclusivamente romano? Lo chiedo ai clienti, ma lo chiedo anche a voi gestori. Magari sbaglio.
E il mondo dovrebbe cominciare a mangiare meglio.
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