Degustatori a scrocco: come evitare di pagare il vino
Non succede solo nel mondo della critica gastronomica, ma anche in quello del vino: amatori, degustatori e simili le provano tutte pur di non pagare.
È molto in voga l’argomento nel mondo della gastronomia: giornalisti, blogger o psudo tali che si affannano alla ricerca del pranzo o la cena da scroccare, promettendo articoli mirabolanti (spesso in piccoli siti privati, con visualizzazioni pari allo zero). Ne abbiamo già parlato e il tema è talmente attuale da scomodare parecchie firme del giornalismo gastronomico chiamate a esporre le loro perplessità e, in alcuni casi, a sciorinare le proprie esperienze in difesa dell’autorevolezza della critica vera. Tutto giusto: ma il vino? Beh, a mio modestissimo giudizio, nel mondo del vino la questione del tentativo di scrocco è anche peggiore. Perché non bastano i giornalisti poco professionali o blogger di turno, al numero giù nutrito si aggiunge anche una piccola ma agguerrita schiera di ristoratori, anche importanti.
Richieste fuori luogo
Classiche ad esempio sono le richieste di bottiglie di vino gratuite per i corsi di degustazione formativi, e fin lì parrebbe tutto nella norma. Oddio, tanto nella norma non sarebbe visto che le richieste, mandate a tappeto e in chiaro alle aziende, promettono promozione e mirabolanti pubblicità per i vini degustati a fronte però di quantitativi piuttosto considerevoli di bottiglie. E mandando una sola cassa o, peggio, una sola bottiglia? Si avrebbe la stessa pubblicità?
Meno usuale è ricevere una telefonata del genere: “Pronto, sono il notissimo giornalista-documentarista-regista Tal dei Tali. Sto realizzando un documentario sulla condizione della donna nel nostro paese: una situazione che va denunciata e non è più sostenibile in una democrazia moderna. La chiamo perché dal momento che mi trovo nei paraggi per pranzo, non è che potrei venirmi a prendere una bottiglia del suo vino, ovviamente gratis? Oppure la porta lei al locale. Sa com’è, non vorrei mangiare senza bere, ho problemi di secchezza delle fauci”. È una storia realmente accaduta.
E poi c’è la facoltosa e chiccosissima signora, impenitente festaiola e organizzatrice di eventi mondani nelle più esclusive ville della zona che, telefonando al malcapitato produttore, chiede considerevoli quantitativi di vino. Allettante, per carità, entrare nel giro bene, solo che di fronte all’entusiastico: “Ok, le mando subito il listino!”, dall’altra parte, un mix di gelo e costernazione si tramuta in: “Listino? Dice a me? Ma come! La faccio entrare in questo circolo super esclusivo e danaroso e vuole anche farmi pagare il vino?”. Che pretese, no?
La visita in cantina
Menzione a parte merita l’appassionato del vino che decide di andare in visita dal produttore di turno facendogli stappare l’impossibile, incluse annate anche vecchie e introvabili, sperticandosi in elogi ed esaltazioni, per poi salutarlo con una vigorosa stretta di mano, senza neanche una bottiglia acquistata nel bagagliaio. Capita persino che un avventore chieda un po’ delle bottiglie di vetro vuote presenti in un cassone, perché in fondo “Tu ne hai tante!”. Anche questa è una storia vera.
Ristoratori a scrocco
A tentare lo scrocco del vino non sono solo le signore VIP per party esclusivi, i clienti in cantina o gli organizzatori di corsi per sommelier, ma anche i proprietari di locali e ristoranti. Quanto segue ci è stato raccontato da un altro produttore di vino.
Un nuovissimo ristoratore di zona lo ha contattato dopo aver decantato mirabilia del proprio locale supercool, e gli ha proposto una serata con il tema del Giallo, rifacendosi al colore dorato carico del vino di punta del nostro produttore, per il modico quantitativo di 18 cartoni. Trattandosi di un rapporto tra ristoratore e cantina, tutto farebbe pensare all’inizio di una piacevole e proficua collaborazione. E invece no. Anche qui la risposta: “Listino? A me? Ma come! Ho speso un sacco di soldi per lo chef, l’arredo, l’interior designer, le sto dando grandissima visibilità e vuole anche farmi pagare il vino?”, suona come un déjà vù.
Restando sul tema, che dire dei ristoranti che chiedono diverse bottiglie di vari produttori da mettere a confronto tra di loro per poi decidere quali ordinare? Le bottiglie avanzate e quelle non selezionate che fine fanno? Vengono vendute comunque? Il top del grottesco lo ha raggiunto una produttrice siciliana con la generosa abitudine di inviare ai propri clienti le campionature delle nuove annate da far assaggiare. Di passaggio per Milano si è accomodata con il marito in un ristorante. Ha chiesto un vino della sua isola da assaggiare e il sommelier, colto da illuminazione, si è presentato a tavola con “due bottiglie eccezionali”. Ovviamente erano entrambe parte della campionatura, di quel gentile cadeau inviato per l’assaggio, in seguito al quale la nostra produttrice non aveva ricevuto nessun ordine da parte del ristorante. Colpita da tanta sfacciataggine, ha deciso di pasteggiare col suo vino. Pagandolo.
Che ne dite? Siete sempre convinti che a scroccare siano solo blogger o pseudo giornalisti?
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