L’astice di Kobe Desremaults vale il bis
In Belgio, nella cittadina di Dranouter, il famoso chef Kobe Desremaults prepara piatti straordinari. Uno su tutti: l’astice.
Belgio. Quando da Bruxelles ci si inoltra verso nord, il panorama cambia improvvisamente: verde, spazi smisurati, vacche a perdita d’occhio. Per gli amanti del ciclismo si passa attraverso il percorso di una delle corse più affascinanti: il Giro delle Fiandre. Si arriva a Dranouter, uno dei radi paesini immersi in questa affascinante pianura: una strada principale, qualche albergo, la piazza del paese con la chiesa.
Per arrivare a In de Wulf (Wulvesraat 1, Dranouter) ti devi addentrare veramente fra i campi, tra stradine strette e, all’improvviso, dopo una curva ti ritrovi di fronte a questo casolare di campagna. E la prima cosa a cui pensi sono i campi, il lavoro agricolo. E rimpiangi di non poter usufruire delle camere, appena 3, tutte sold out, e della conseguente colazione, di cui si mitizza, con le uova cotte sui fuochi a legna dalla mamma di Kobe Desremaults, chef consacrato e famoso.
Ora qui potremmo scrivere pagine e pagine sulla nuova cucina nordeuropea, mischiando in maniera assolutamente impropria belgi, danesi, olandesi svedesi e via discorrendo. Potremmo indicare con il dito ben puntato certi eccessi di manierismo, di cui anche il buon Kobe, tagliando teste di capretto con la sega in giro per i festival, si fa interprete. l'esperienza da in de wulf vale sicuramente il viaggio Criticare il fatto che l’aperitivo si prenda affacciati sull’orto, che foraggia verdure e aromi del ristorante, quando invero si sta benissimo. Storcere la bocca sul fatto che sia lo staff di cucina a portarvi i piatti, anche se in realtà la cosa non dà fastidio e il personale è presente ed essenziale. Ma diciamo solamente che l’esperienza da In de Wulf, stramerita il viaggio. Una cucina essenziale, pulitissima, netta, con pochi ghingheri e tanta sostanza: due, tre elementi nel piatto, centralità del gusto, sapori definiti, rimandi tra mare e terra, una moderna classicità. Un grande ristorante contemporaneo, che guarda al territorio, in un afflato vitale.
Un piatto, un solo piatto su tutti, per il quale non rimpiangi un chilometro fatto: l’astice (il mare è molto più vicino di quel che si pensi), polposo, il suo fondo che è un concentrato di iodio, con il tocco delle erbe a definire il tutto. Come capita raramente, ho chiesto il bis.
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