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Diario di una giornata in vendemmia

di Andrea Amadei • Pubblicato 11 Ottobre 2014 Aggiornato 13 Ottobre 2014 09:34

Vi siete mai chiesti come si svolga una giornata di vendemmia, dalla raccolta alla spremitura? Ve lo spieghiamo con un racconto.

La sveglia suonerà alle 6.00 ma Gianni non dorme più: sono le 5.45. Fissa il soffitto della camera da letto, prega che non piova. È teso e concentrato come prima di una partita importante quando giocava a pallone nelle giovanili del Parma, ripassa a mente tutte le operazioni che lui e i suoi compagni dovranno compiere oggi per non rovinare il lavoro di un intero anno. non è solo questione di chimica, l'esperienza del vignaiolo durante la vendemmia è fondamentale Lo aspetta da mesi quel giorno ed è finalmente arrivato: è il momento della vendemmia. Le analisi sulle uve ieri hanno dato esito positivo: le analisi sono importanti per ogni vignaiolo ma per Gianni e suo fratello Marco sono decisive. Loro lavorano nel modo più naturale possibile e non avranno modo di camuffare i difetti delle uve in cantina. Gianni è sicuro, non hanno sbagliato: dopo aver spremuto alcuni acini campione raccolti in differenti punti dei grappoli, dei filari e delle vigne, hanno misurato il grado zuccherino e la concentrazione di acidi nel succo. Le piante hanno concentrato nei frutti la giusta quantità di zuccheri e l’acidità inizia a diminuire. Non è solo una questione di chimica, l’esperienza del vignaiolo è fondamentale: Gianni ha controllato meticolosamente i vinaccioli, ha visto che cominciano a imbrunire e rompendoli tra i denti ha percepito che i tannini iniziano a diventare croccanti. Difficile da spiegare, questione di sensazioni affinate negli anni. Non ci sono dubbi: oggi si vendemmierà. Sempre che non piova. Se le uve dovessero riempirsi d’acqua il loro tenore zuccherino verrebbe diluito e non basterebbe a sviluppare il grado alcolico minimo richiesto dalla normativa. Bisognerebbe aspettare ancora sperando che le uve non marciscano.

vendemmia antica

Alle 8.00 Gianni è già in vigna. Con lui qualche fidato collaboratore pagato coi voucher, sua moglie Alessandra, suo fratello Marco, sua cognata Manuela, i suoi nipoti e suo figlio Elia, il più grande; una volta tutta la famiglia partecipava alla vendemmia e gli amici venivano per aiutare Matteo e Anna invece dovranno rimanere a casa perché non ha ancora compiuto 16 anni e se gli ispettori dell’INPS dovessero sorprenderli tra i filari durante un controllo, Gianni potrebbe essere accusato di sfruttamento del lavoro minorile. Non è più come una volta: quando lui era bambino, negli anni ’70, la vendemmia era un momento di gioia. Ma erano altri tempi, il vino era ancora considerato e consumato come un alimento, nei campi di sua nonna le viti erano maritate sugli olmi, piantati in file distanziate 7 metri le une dalle altre, perché tra una fila e l’altra si raccoglieva il fieno. Sua nonna chiamava figli e nipoti e si faceva il vino, per la famiglia e per gli amici che venivano ad aiutare. Sembrano passati secoli da quando la nonna e la zia cantavano e ridevano nei campi, raccontando barzellette inadatte alle orecchie dei più piccoli dimenticandosi della loro giovane età. Era la magia di una giornata unica durante tutto l’anno, alla fine della quale si festeggiava con la tipica torta di riso e latte. Sapore di un tempo che è passato e non c’è più. Oggi la tradizione di farsi il vino in casa è quasi sparita.

Raccolta uve

Armati di forbici, guanti e stivali, Gianni e i suoi collaboratori selezionano i grappoli più belli e li appoggiano nei secchielli legati alla cintura. Quando il secchiello è pieno lo svuotano delicatamente nelle cassette da 15 chili sistemate tra i filari il giorno prima. A metà mattina Manuela chiama tutti vicino alla macchina, si fa merenda con focaccia, mortadella e un bicchiere di lambrusco, poi si riprende il lavoro. Le uve non possono aspettare troppo nelle ceste altrimenti inizierebbero a fermentare, così Gianni e Marco verso mezzogiorno caricano tutte le ceste piene sul trattore e tornano in cantina per cominciare la pigiatura.

spremitura uva

Una parte del succo viene messa in frigorifero, è il mosto fiore: servirà fra qualche giorno per avviare le rifermentazioni in bottiglia del lambrusco e stasera per il tipico dolce della vendemmia, il sugo d’uva, un budino a base di mosto e farina che si può fare solo nei giorni della raccolta prima che il mosto diventi vino. Gianni già pregusta la gioia sul viso dei figli quando lo assaggeranno; a lui invece non piace, non sa bene il perché, sarà che in questo periodo dell’anno vive ogni giornata come se fosse un match decisivo per il campionato.

svinatura

Sono le 13.00 e ognuno torna a casa propria per un pranzo veloce. Poi alle 14.30 di nuovo in vigna: forbici, guanti, stivali, secchiello. Le cassette si riempiono, la raccolta è terminata, Gianni e Marco consegnano i voucher ai collaboratori, li ringraziano, li salutano con un abbraccio e gli danno appuntamento tra qualche giorno in trattoria per una cena a base di salumi e gnocco fritto. Le mogli tornano a casa per preparare la cena mentre Gianni, suo fratello e suo figlio portano le uve in cantina, le controllano, eliminano quelle guaste e spremono le restanti. Dalla pigiatrice travasano succo e vinacce nel fermentino, dove in pochi giorni i lieviti naturalmente presenti sulle bucce dell’uva trasformeranno il mosto in vino.

sugo d'uva

Dopo aver preso un po’ di mosto fiore per il dolce salgono in casa per cenare tutti insieme. Non è ancora tempo di rilassarsi: dopo cena dovranno scendere a finire il lavoro, laveranno tutte le cassette e i macchinari. A mezzanotte, finalmente, Gianni si sdraia nel letto, chiude gli occhi, sente la fatica scivolare via. Lui e i suoi compagni oggi hanno dato il meglio in campo. Da domani cominceranno i rimontaggi, le svinature, le torchiature, i travasi, l’imbottigliamento e molto altro. Ma quello è un altro match. Si addormenta.

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