Da Postrivoro alle Cene Clandestine: cuochi in tour
Sempre più spesso ci capita di assistere a eventi che portano i cuochi lontano dalle loro cucine: in Italia c’è Postrivoro e le Cene Clandestine.
Eventi, show cooking, cene a due (o più mani). Ormai quasi ogni giorno in giro per lo stivale c’è una serata del genere con tutti i pro e, soprattutto, i contro, in particolare legati al fatto che lo chef devi esibirsi fuori dai propri fornelli, in spazi condivisi con altri e sottoposto quindi a giudizi francamente immeritati. Oltre naturalmente all’inflazione degli eventi. Ci sono state le dovute eccezioni: i primi anni del Teatro della Cucina del Gambero Rosso, le Cene a 4 mani di Marzia Buzzanca a L’Aquila (con cuochi del livello di Heinz Beck, Niko Romito, Mauro Uliassi) ideate per risvegliare una città distrutta dal terremoto, il recente Ciclo delle Stagioni a Le Giare di Montiano e soprattutto Spessore.

Tutti gli anni a giugno, al Povero Diavolo di Torriana (Rimini), il patron Fausto Fratti e lo chef Pier Giorgio Parini, ospitano la meglio gioventù della cucina italiana per una jam session di piatti e idee che si prolunga fino a notte tarda, in un’atmosfera di grande rilassatezza.

Ma c’è un altro modello, differente e stimolante: quello nato in Francia da Fulgurances, magazine online che da tre anni organizza cene a Parigi coinvolgendo i migliori sous-chef francesi e non. A Faenza, i ragazzi del Postrivoro, hanno affinato la stessa formula, creando un evento per 40 persone divise tra pranzo e cena, in una location decisamente originale. Al fianco degli chef si alternano sommelier e selezionatori, produttori e artisti per l’allestimento della sala che insieme firmano un evento dal carattere irripetibile.

Cene Clandestine a Roma, sembra inserirsi nello stesso solco, ma è in realtà qualcosa di ancora differente. Ad organizzare Pippo Onorati, fotografo professionista, pubblicitario anche nel mondo del food di cui è grande appassionato. Nello studio della sua società (Mammanannapappacacca) – un magnifico loft nel pasoliniano quartiere romano del Mandrione – lancia a cadenza periodica le cene dove chi partecipa non è solo protagonista passivo ma deve dare il suo contributo.

E dunque il lungo tavolone che ospita una settantina di persone viene abbigliato con le tovaglie portate dagli astanti, che si impegnano a fornire anche altri strumenti necessari al realizzarsi della cena (taglieri e teiere nell’ultima occasione). Un’atmosfera tra l’happening e il picnic (tempo consentendo si cucina anche all’esterno) dove il cuoco ospite deve essere partecipe, coinvolto, disponibile, visto che gli spazi per mangiare e cucinare sono gli stessi e i mezzi messi a disposizione un tantino carbonari.
Si è partiti un anno fa da Franco Aliberti, passando per Carmelo Chiaramonte e Giuseppe Iannotti fino all’ultimo evento, che ha visto protagonista Giovanni Passerini. Ancora in pausa dopo la chiusura del ristorante Rino di Parigi e quasi pronto per una nuova francesissima avventura, il cuoco romano in fuga nella Ville Lumière ha accettato l’invito volentieri.

Giovanni è un cuoco istintivo e grazie a questa qualità – perfetta per eventi del genere – è venuta fuori la cena migliore fra quelle a cui ho partecipato. Con l‘Anguilla affumicata della Loira con crema di cipolla bruciata, la mitica Treppia, gli imprevisti Cartocci di trippa fritta, i Cappelletti di zucca Hokkaido con ricci di mare, carote, cerfoglio in consommé di zucca (per cui ci era stata richiesta la teiera), la Porchetta di Agnello a tocchi sul tagliere da mangiarsi con le mani accompagnata da verdure perfettamente brasate, si è colta l’empatia fra progetto e realizzazione. Mai come stavolta.
E a proposito di empatia e istintività, la prossima Cena Clandestina di improvvisazione carnascialesca, avrà come protagonista Cristiano Tomei. Per finire, last but not least: gli incassi, tolte le spese, vengono destinati ogni volta ad una Onlus diversa. Ulteriore motivo per.