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Sta arrivando il cobia: sarà il pesce del futuro?

di Carlotta Mariani 4 Febbraio 2016 14:10

Nella grande distribuzione italiana sta arrivando il cobia, un pesce versatile, allevato in acquacoltura anche in modo ecosostenibile al largo di Panama. Scopriamo di cosa si tratta.

Presto al supermercato e nei menu dei ristoranti (qualcuno già lo propone) troveremo il cobia. Ne avete mai sentito parlare? Probabilmente ancora no, ma è un nome che comparirà sempre più spesso e vi spieghiamo perché. Il nome scientifico è Rachycentron canadum ma è noto anche semplicemente come Black Kingfish. Assomiglia a uno squaletto, ha il dorso scuro e il ventre bianco, testa piatta, corpo affusolato, pelle spessa e spine dorsali affilate. Vive nelle acque calde di tutto il mondo a parte la zona centrale e orientale del Pacifico e oggi è al centro dell’attenzione per gli ottimi risultati che si ottengono in allevamento. C’è già chi lo chiama il pesce del futuro.

cobia

La pesca commerciale del cobia non è praticamente mai esistita, avveniva solo per via accidentale, quindi tantissimi non ne hanno mai assaporato un boccone. Questo esemplare infatti non ama i branchi, vive in mare aperto ma è facile trovarlo vicino a relitti, piattaforme petrolifere o di gas oppure insieme ad altri esseri marini come tartarughe e razze.

Aprea - Cobia al sale pizzaiola e olive nere
un piatto di aprea: cobia al sale e pizzaiola

I primi studi di acquacoltura su questo pesce sono iniziati nel 1975 con la raccolta di alcune uova di cobia selvaggio lungo le coste del North Carolina, Stati Uniti. carni ottime a livello nutrizionale ma anche al palato, come dimostrano i piatti di aprea Lo studio delle sviluppo delle larve ha permesso di capire subito le potenzialità di allevamento di questo pesce. Cresce infatti velocemente (può arrivare a 5 kg in un solo anno di vita) e le sue carni sono ottime sia a livello nutrizionale (è ricco di Omega3) che al palato. Gli chef di tutto il mondo ne stanno testando la versatilità e tra questi anche Andrea Aprea del ristorante VUN – Park Hyatt Hotel Milano: “Mi ricorda il sapore e la consistenza di una ricciola australe“, ha spiegato Aprea, che ha aggiunto di aver subito provato il prodotto crudo per poi proporlo anche fritto oppure cotto al forno con esalazioni di sale.

il cobia croccante di andrea aprea
il cobia croccante di andrea aprea

Da un sondaggio, gli americani amano il cobia alla griglia; nella cucina sudamericana si usa per preparare il ceviche, un piatto di mare tipico della cucina locale. Le ossa e la testa sono gelatinosi quindi possono diventare ingredienti perfetti per un brodo di pesce.

cobia

Perché è il pesce del futuro? L’acquacoltura può essere una soluzione per ridurre la pressione della pesca sulle specie ittiche selvagge, ormai in netta diminuzione. Questa pratica ha origini molto antiche: le prime testimonianze risalgono alla Cina della dinastia Shang tra il XVI e l’XI secolo a.C. La Fao (e non solo) però avvertono: l’acquacoltura deve ridurre al minimo il suo impatto ambientale, deve essere controllata attentamente la dieta dei pesci allevati in modo che sia di qualità e nutrizionalmente completa e si devono tenere sotto controllo malattie e parassiti.

open-blue-sea-farm

Oggi esiste un esempio di buona pratica nel settore specifico del cobia. Brian O’Hanlon con la sua azienda Open Blue e la collaborazione dello stato di Panama ha creato nel 2007 il più grande sistema di acquacoltura in mare aperto al mondo. l'azienda open blue ha creato gabbie ampie moderne, che permettono al pesce di muoversi liberamente Dopo 2 mesi in laboratorio i cobia sono trasferiti in speciali strutture a circa 12 km dalla costa atlantica del Paese del centro America, zona poco industrializzata, più pulita e in cui il governo panamense ha creato una sorta di riserva naturale proibendo la pesca commerciale nel raggio di 10 km quadrati. Le gabbie (brevettate da Open Blue) sono ampie, permettono al pesce di muoversi e poste sotto il livello del mare, in punti caratterizzati da forti correnti in modo che ci sia continuamente ricircolo di ossigeno e minor rischio della presenza di parassiti. Il mangime è costituito da proteine vegetali derivanti dalla soia e dal mais (no Ogm), vitamine e minerali, farina e olio di pesce. Non sono presenti coloranti, antibiotici, ormoni o pesticidi. Il cobia è infine pescato con la tecnica giapponese Ike-Jime che paralizza il pesce provocando una morte meno traumatica. Questo è importante per mantenere la carne di un colore chiaro e di un sapore intenso. Alcune università stanno studiando l’impatto di queste strutture in mare, mentre la società sta cercando nuove specie tropicali da inserire nei propri programmi d’allevamento. Chissà che presto non arrivino sul mercato italiano tante altre novità che diventeranno il nostro cibo del futuro.