Le tendenze hipster hanno raggiunto anche i ristoranti: dal cibo servito in barattoli alle cassette di legno come sedie, ecco 10 cose fastidiosissime.
Se la parola hipster non vi dice nulla, o siete fuori moda o avete una vita; se avete una vita, tornate a gustarla, altrimenti sguazzate pure in questa discettazione. omologati nell'incessante, maniacale tentativo di non sembrarlo Gli hipster pensano a loro stessi come alternativi, progressisti, ecologisti, disinvoltamente di tendenza e assolutamente all’avanguardia. Nella realtà, sono dei privilegiati, sempre con troppe righe sui vestiti, troppi baffi e troppe barbe di troppe forme, troppe pretese al ristorante e, in definitiva, omologati nell’incessante, maniacale tentativo di non sembrarlo. Se non riuscite ancora a odiarli per occhialoni, camicie a quadri e lo scintillante ritorno del papillon, sentite cosa sono riusciti a fare del cibo e dei ristoranti. Ecco 10 ragioni per cui Pellegrino Artusi ha scritto invano.
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Barattoli e vasetti. I piatti ormai fanno piccolo borghese: possono usarli soltanto il ragionier Rossi con la moglie che vuole farsi bella al circolo del ricamo. Tutto va servito nei barattoli, tutto: dalla vellutata di zucca alla lasagna a 9 strati. Chic almeno quanto è comodo. Lo considererete un incubo senza risveglio fino a quando non vi imbatterete in cestelli per il bagno, boccali da birra, portagioie di vedove defunte, acquasantiere, provette e tutto quanto ha sostituito la vecchia, deprecabile, comoda e igienica porcellana.
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Scomposizioni. Quante volte avete letto sul menu che la carbonara era scomposta? E poi scomposta la cassata, scomposti i ravioli, scomposti i saltimbocca alla romana. All’inizio, era un esperimento interessante: adesso hanno solo capito che si fa prima a non cucinare.
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Tavoli bassi. Se i piatti sono demodè, non parliamo dei tavoli: un reperto dei circoli anziani di paese. I tavoli devono essere bassi, lontanissimi dalle bocche impegnate a sproloquiare sul nulla; in modo che i barattoli che contengono il cibo possano essere inquadrati adeguatamente dallo smartphone che deve fotografarli. Per le sedie, nessuna restrizione, purché siano scomode.
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Cassette di legno. In realtà una prescrizione sulle sedie c’è: non devono essere sedie. Di solito, si rivoltano cassette di legno e ci si appoggia ondeggianti sul lato lungo; tale rimedio fa sì che i ristoranti hipster siano frequentati adeguatamente: solo da gente che non superi i 37 chili. Se il legno scarseggia (tutte le cassette sono stipate di frutta con cui si prepareranno frullati da vendere a 18 euro), rivoltate pure quello che vi capita a tiro: mattoni, copertoni di gomme di trattori, sellini di biciclette (è già inquietante che vi capiti a tiro, se non avete una bicicletta).
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Porzioni. Ricordiamoci che nei ristoranti hipster non si va a mangiare, ma a mostrare la camicia nuova, la disinvoltura con cui si indossa, i chili persi e il presunto odio per una guerra ancora non scoppiata. Le porzioni di qualsivoglia portata devono essere scarse e contenere da 3 a 7 ingredienti impronunciabili, che permettano al fortunato acquirente di spiegare agli amici di cosa si tratti; non dal vivo: su Instagram.
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Nulla è quel che sembra. Se il vecchio adagio non si adatta a spiegare la vostra vita (di solito, è tutto pateticamente come appare), riassume bene un menu hipster. Tutto deve impressionare, stupire, intrattenere: tipo un programma di Barbara D’Urso, con altrettante citazioni politiche a sproposito. La salsiccia sarà di miglio e bacche, le cotolette di tofu e erbe di montagna, le polpette di bulgur. Prima di tutto, su tutto e vicino a tutto… Quinoa!
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Colori. Quanto detto precedentemente si riversa con conseguenze estreme sul cromatismo: addio panini pallidi e insipidi, cibi che hanno sul piatto (in barattolo!) lo stesso colore che avevano in natura. Tutto deve essere scioccante, o almeno deve potersi abbinare ai vestiti.
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Biologico. È tutto biologico, anche gli Ogm; anche la cameriera. È tutto a chilometro zero, anche il baccalà fritto comprato al supermercato di surgelati thailandesi. È tutto vegano, pure la porchetta di Ariccia nella apposita versione priva di carne suina.
- Citazioni. Ovunque, frasi prese a caso su Wikiquote. Anzi, non ovunque: sulle lavagnette. Le citazioni devono essere pseudo-colte (devono cioè sembrare colte, ma non spaventare gli avventori, che, tra l’altro, provvisti di occhialoni alla moda, faticheranno a leggere da lontano), pseudo-polemiche (cioè sembrare polemiche, ma essere fondamentalmente qualunquiste), pseudoletterarie (per dirla in breve: uno scarto qualunque di Oscar Wilde estrapolato senza ragione e sfibrato di ogni reale significato).
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Prezzi. Un hipster non se lo sogna nemmeno di uscire di casa e spendere 12 euro. 12 euro è il prezzo adeguato per l’antipasto dell’antipasto, diviso col partner e grazie a uno sconto. Tutto deve costare in maniera immotivata, irragionevole, spropositata e, per questo, irresistibilmente chic.
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