3 cose che non dimentico dell’inaugurazione del Mercato Centrale di Roma
Siamo stati all’inaugurazione del Mercato Centrale presso la stazione di Roma Termini: ecco cosa abbiamo assaggiato e cosa si prospetta per il futuro.
Barcamenarsi tra il dedalo di valige e turisti, chiedere informazioni al personale di stazione e infine arrivare davanti alle grandi porte oscurate del Mercato Centrale in via Giolitti 36 a Roma. Di cosa stiamo parlando? Della nuova creatura di Umberto Montano, che può vantare di aver dato i natali al Mercato Centrale di Firenze a San Lorenzo. Una realtà che dal 2014 vive di botteghe, ristoranti e spazi per acculturarsi e saziarsi, che fa della qualità un marchio in cui riconoscersi e una conditio sine qua non per collaborare con questo progetto. Dopo il capoluogo toscano arriva, con un progetto simile, nella Città Eterna. Il concept è lo stesso: grandi gli spazi, importante la vetrina.
Venendo a noi. La serata è una di quelle di canicola estiva in cui solo la frescura e qualche stuzzichino può salvarti dalla liquefazione. Ed eccola lì la Cappa Mazzoniana, un monolite in marmo che si staglia a qualche passo dal binario 24. Siamo pronti per lanciarci medias res: gli opening straordinari, si sa, vivono di momenti topici e ne vogliamo ricordare 3 per far aumentare la voglia di venire a vedere come, alla fine dell’estate (si vocifera che la prima sarà il 15 settembre), questo luogo avrà cambiato pelle.
Le persone, i personaggi, i vip
La canicola, dicevamo, è legittimata dal sole basso che penetra le finestre, e dal traffico umano. Tutto un andirivieni sulle scale di vetro e ferro che dal piano terra portano su in cima fino al secondo. Giornalisti tra tutti (alcuni purtroppo per loro indossano giacca e cravatta) e molti addetti ai lavori: curiosi, chiacchieroni, sorridenti. Contenti. Nonostante il luglio afoso. E poi i personaggi: mentre scambi quattro chiacchiere appollaiata su un gradino per goderti la vista, ti imbatti in Beppe Grillo che sale le scale; mentre sorseggi Falanghina, ti si avvicina Bruno Vespa, ma tu eri lì che contemplavi la cucina a vista. Rapita. Emblematiche le presenze, ci scommettiamo: il Mercato farà parlare di sé. E dulcis in fundo i vip. I nostri vip. Seguiamo le orme di Gabriele Bonci: nulla di metaforico, Gabriele sale infaticabile le scale 4-5-6 volte davanti ai nostri occhi, è istrionico e bonariamente ubiquitario (nel Mercato gli spettano 150 metri quadrati di laboratorio). Chiacchieri con Stefano Callegari, confessando che sì “il trapizzino Doppia Panna non si batte”, e ti perdi dietro ai racconti di Roberto Liberati. D’altronde hai della porchetta in mano, quella aiuta a rendere onirica la conversazione.
Il buono, il fresco, il cibo
Avete già intuito che porchetta e Trapizzino hanno fatto da godurioso contrappunto alle bollicine francesi o alla falanghina nostrana: il buono e il fresco. Ma siamo tutti armati di forchettine compostabili e ci aggiriamo rapaci scendendo dal secondo piano fino a terra. Per citarne qualcuno: da Beppe (e i suoi formaggi) abbondano ricotta, toma giallina e gran balbiè, un boccone per ciascuno. Si passa alla pizza bianca con mortadella di Bonci: è calda! Poi ci si inebria del profumo dei tartufi Salvini e si addocchiano i cannoli della pasticceria siliciana di Carmelo Pannocchietti (ci passeremo più tardi). Brandendo due supplì di Pastella ci inoltriamo tra le fila di coloro che attendono il loro Trapizzino e planiamo sul grande bancone antistante alla cucina a vista. Veste la giacca Oliver Glowing, dalla cucina sforna mini burger (encomiabili) e mezze maniche cacio e pepe. E poi giù fino al piano terra dove domina la scena il panino con il lampredotto e frutta di stagione. Questi i volti dei bottegai che animeranno il mercato, i loro prodotti potranno essere acquistati o smangiucchiati sul posto.
Men at work
A incuriosire più di tutto è il cantiere. Proprio dietro i banchetti, si stagliano cumuli di calcinacci e qualche attrezzo abbandonato, immobili dietro a tutto questo fermento. Il piano strada è quello che più di tutti è in lavorazione: qui sorgeranno le postazioni delle botteghe, la parte che più ricorderà il mercato vero e proprio. Nel ristorante al primo piano invece si potrà prenotare un tavolo, servirsi di uno dei 500 posti a sedere e assaggiare la cucina romana in tutto il suo tradizionale splendore. Pare non ci sarà spazio per la creatività ma solo per autentiche ricette e prelibate materie prime, a prezzi squisitamente pop. In vetta, al secondo piano, sorgerà una sala dedicata agli eventi. Ci verremo? Di certo! Tanto più che Termini è crocevia di qualsiasi viaggio che dalla Capitale porta altrove, magari a Firenze per comparare di buon cuore i due Mercati targati Montano.
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- Umberto Montano
- Roberto Liberati