10 cibi calabresi che dovreste assaggiare quest’estate
La Calabria custodisce un patrimonio gastronomico unico, con rotte gustative diversissime: ecco 10 cibi che dovreste assaggiare quando ci andrete.
Una terra stretta tra due mari, per la maggior parte montuosa, a volte estrema, poco popolata, la Calabria custodisce rituali culinari dal retaggio antichissimo. Un mondo sfaccettato da scoprire e da gustare. un patrimonio gastronomico unico, sconfinato, con rotte gustative diversissime I sapori della costa e di foreste incontaminate si mischiano a quelli della campagna più rude e isolata. Parliamo di un patrimonio gastronomico unico, sconfinato, che richiede il rispetto del tempo, del lavoro dell’uomo e della stagione, non fatto di solo peperoncino o di preparazioni che abbondano di olio, come l’immaginario porta a credere. Preconcetti a parte, questa regione offre, se così possiamo chiamarle, rotte gustative diversissime, tante quante sono state le civiltà che hanno segnato la sua storia. Partendo dalla vette verso la costa (o viceversa) o percorrendo la regione per tutta la sua lunghezza appenninica, tra valli e pendici, non c’è contrada, borgo o città che non stupisca il visitatore con specialità che sono espressione diretta di rituali sociali che rinnovano ogni giorno la sacralità dello stare insieme. La bellezza della Punta d’Italia passa prima di tutto dai profumi che sprigiona nel piatto. Ecco allora 10 pietanze che vale la pena assaggiare per comprendere cosa ci riserva questa meta di viaggio assolutamente da valutare per le vostre vacanze.
-
Lagane e ceci: è il simbolo della cucina casalinga e povera della regione, il piatto caldo quotidiano tra i più amati dai calabresi. Ricca di sapore, sostanziosa, questa pasta è ancora appannaggio delle nonne e delle mamme calabresi, richiede tanto amore e tempo. Tra le varianti invernali più saporite quella con i ceci ara pignata, cotti lentamente nel camino.
-
Patate mpacchiuse cu i pipi: non mancano mai sulla tavola calabrese. Più gustose delle patate fritte, sono insaporite con peperoni verdi e lunghi o con quelli più dolci e rossi di Roggiano. Il contorno must che fa capolino anche durante picnic e scampagnate. Se avete la possibilità di replicare il piatto a a casa, cercate le patate della Sila e anche quelle coltivate sul massiccio del Pollino.
- Dromsa: uno dei monumenti della Calabria arbëreshë . Nei piccoli borghi dove è stanziata la comunità albofona questo piatto rimane il rito perpetuato per dare il buon augurio, tipicamente preparato in inverno, oggi si può degustare nelle trattorie che promuovono la tradizione secolare arbëreshë . La preparazione della dromsa è una vera cerimonia con tanto di benedizione, parte importante questa della scena che vede il cuoco benedire (bagnare con un copioso rametto di origano) la farina che deve assumere la consistenza di una semola.
-
Stocco alla mammolese: lo stocco è uno dei pilastri della tradizione gastronomica calabrese e il re della cucina di Mammola, dove la lavorazione di questo pesce sin dalla fine del 1500 ne è stato il fulcro produttivo e culturale. Lo stocco qui fu il sostentamento della comunità contadina, una pietanza povera consumata dai braccianti durante i duri lavori nelle campagne. La ricetta alla mammolese prevede l’arricchimento del pesce con peperoni, cipolla e olive e da mangiare in un tegame di terracotta.
-
U Murzeddu: sinonimo dello street food catanzarese. Questa pietanza che celebra il quinto quarto la si gusta tradizionalmente sin da metà mattinata ma è proposto nei menu delle tante trattorie e ristoranti della città e dei dintorni. Molto gustoso, richiede una cottura lenta. È a base di frattaglie, trippa e centopelli. D’obbligo assaporarlo nella sua pitta, la tipica focaccia calabrese di pasta.
-
Sardella: merita un accenno questo piatto ormai a rischio d’estinzione preparato con il novellame, vietato oggi dalla Comunità Europea. È stata una delle prelibatezze che per secoli ha presenziato sulle tavole calabresi come intingolo e condimento da spalmare sulle fette di pane fatto in casa. Una tipicità soprattutto del crotonese e della fascia Jonica.
-
Struncatura: pasta tipica della piana di Gioia Tauro che consigliamo di assaporare nella versione con alici e mollica. La farina, anticamente, quando i mulini di questo areale erano in attività, era ottenuta dagli scarti (farine e crusca) che si depositavano sul terreno durante la molitura del grano. Ne risultava una pasta scura e dalla consistenza grossolana, segno dei tempi duri di una volta. Oggi è prodotta da pastifici artigianali e con grani di qualità.
- Zuppa i cipudduzzi: un piatto povero e gustoso della parte settentrionale della Calabria. Retaggio della cultura contadina, è una specialità a base di cipolle selvatiche e pane di casa.
-
Panicelli: dolce tipico della Riviera dei Cedri, fascia tirrenica rinomata, appunto, per la coltivazione dei cedri scelti dai rabbini di tutto il mondo per la Sukkoth, la Festa delle Capanne o anche Festa dei Tabernacoli (una delle tre principali feste ebraiche dell’anno). Il dolce consiste in fagottini di foglie di cedro cotti al forno ripieni di uva zibibbo appassita e pezzettini di buccia di cedro.
-
Pitta’nchiusa: dolce della tradizione presilana, aromatico, ricamato dalle sapienti mani delle donne. Bello da gustare e da ammirare, ricorda la forma di una corona o un bouquet di rose. Protagonista delle tavolate di Natale, oggi si può gustare tutto l’anno anche presso trattorie tipiche dell’areale. A conferirgli il particolare sapore sono il miele, l’uva passa e i chiodi di garofano.
- IMMAGINE
- Cuochi si diventa
- Buonissimo
- Cibo di Strada
- City Now
- Buongustai di Calabria
- Female World
- Vecchia Hostaria Pepe