Alitalia ha annunciato tagli per più di 160 milioni di euro: una conseguenza tra le più evidenti sarà l’eliminazione del servizio snack a bordo.
Fin da quando ero giovane e puro mi sentivo rivolgere una domanda la cui voluttà era così intensa da non saper rispondere: “Dolce o salato?”. L’idea che nella vita non solo si potesse essere accuditi e viziati, ma si ponesse addirittura la suprema libertà di scegliere in quale modo, non si poteva conciliare con la mia cattolica vocazione al martirio. alitalia non servirà più snack a bordo dei suoi voli, finita l'era di biscotti o noccioline Ho dovuto lavorare su me stesso, sui miei retaggi, costruire un’autostima solida, per riuscire finalmente a balbettare dolce quando montava dentro un’irresistibile voglia di biscottini; salato, se l’unica salvezza terrena sentivo di poterla trovare nelle noccioline. Questo altalenante percorso alla ricerca di me stesso si rivela oggi vano, tutto crolla: Alitalia ha scelto di non offrire più snack ai suoi passeggeri. Come quelle zie inospitali e fredde, con le dita nodose, che per farci andar via più in fretta ci versano solo il fondo del succo tropicale, senza nemmeno una patatina, un salatino, o l’accenno croccante di un toast. Vado a informarmi sulla notizia, tremenda, e scopro che Alitalia ha annunciato tagli da 160 milioni di euro.
Da schiavo del cibo per cui nulla conta più del mangiare, non mi rendo conto che presumibilmente il piano industriale coinvolgerà altri settori e poveri esseri umani, e penso: ma quanto diavolo costavano questi snack? In effetti, all’Expo di Milano, Alitalia era tutta frizzantina e briosa e sfruttava gli sguardi ammiccanti di Carlo Cracco per lanciare l’accordo con San Carlo. Niente più patatine: Cracco può tornare a parlare con se stesso o col suo bagno in altre note e inspiegate pubblicità. Comincio a pensare che nessun viaggio sarà mai più bello, che i tempi felici non torneranno. Le forze residue della mia ragionevolezza mi consigliano di comprare uno snack al supermercato, metterlo nel bagaglio a mano e appestare il malcapitato vicino di volo (perché tanto si sa che sceglierò patatine alla cipolla); ma il mio cuore resiste, combatte: la vera bellezza, quella grande, sta nel sedersi comodi, aspettare la domanda, scegliere dopo aver a lungo ragionato, ricevere il sacro pacchettino, mangiare; è un rito. Portarsi lo snack da casa sarebbe come farsi la proposta di matrimonio da soli.
Con una sorta di risvegliato interesse economico, vado a spulciare tutte le informazioni sull’argomento e intravedo uno spiraglio: è probabile che l’orribile rinunzia riguardi solo i voli nazionali. Perciò, se siete patriotticamente legati all’idea di avere una compagnia di bandiera (anche solo a livello simbolico), potete preparare panini con la frittata e mini muffin farciti con la marmellata di zia Rina e portarli in dono al colosso dei trasporti aerei; Alitalia li offrirà ai conterranei che vanno da Napoli a Roma, da Roma a Firenze, da Firenze a Bologna. Ma non posso appellarmi alla sola solidarietà degli italiani: in preda al furore, leggo un pezzo intero del Corriere della Sera e capisco che Ryanair preme perché loro possano sedurre i passeggeri e portarli fino a Fiumicino o a Malpensa, cosicché Alitalia li trasporti a quel punto nelle tratte di lungo raggio. Sperando che l’accordo vada in porto, comincio a prenotare vari voli per New York, per Singapore… perché non sono pronto a rinunciare alla bellezza, alla libertà. Sedermi, aspettare, scegliere: “Dolce o salato?”.
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