L’ABC di Enos: agli Internazionali di Tennis il via al progetto
ABC di Enos è un progetto, patrocinato della Regione Lazio, che promuove l’integrazione etnica a partire dai bambini e dal loro rapporto con l’alimentazione
Nascere sotto la stella del patrocinio della Regione Lazio non è cosa da poco. A questo si aggiunga che in calce al progetto ci sono le firme di Catia Suplizi e delle Cugine Cotarella (Dominga ma anche Marta ed Enrica). il progetto è volto all'integrazione dei gruppi umani che coabitano sul territorio Per chi non conoscesse queste donne: per la prima si sappia che la sua penna è votata all’enogastronomia. Per le altre si faccia riferimento al nome di Falesco, azienda vinicola della famiglia Cotarella che del territorio del Lazio, del recupero dei vitigni autoctoni ha fatto il proprio vessillo. Ora che sono chiarite le maternità possiamo finalmente parlare di L’ABC di Enos. Il progetto, presentato ieri agli Internazionali BNL di Roma 2017, è volto alla integrazione dei gruppi umani che da una o più generazioni coabitano sul territorio. Della Capitale in primis. Come? Presidiando i luoghi più autentici di socializzazione come le scuole.
Sono proprio i bambini i primi fautori dell’integrazione. Loro che, avendo poche sovrastrutture culturali, non sono portati a sentirsi poi tanto diversi dai compagni di classe, dagli altri bambini, qualsiasi sia la loro etnia, le abitudini alimentari, il credo religioso. Da qui il proposito di far nascere una serie sempre in crescita di iniziative. Laboratori culturali e sensoriali, degustazioni, approfondimenti, corsi di cucina, il cui scopo sarà quello di conoscere, scoprire ed esperire ciò che fa dell’alimentazione un elemento fortemente identitario sia per noi italiani, sia per quanti italiani lo stanno divenendo pur rimanendo cinesi, indiani, giapponesi, peruviani, et alii (per citare le etnie maggiormente presenti sul territorio), ma anche islamici, induisti, ebrei che condividono tra di loro precetti e norme che presiedono alla preparazione e alla fruizione dei pasti
Il linguaggio sarà quello semplice e fantasioso dei bambini. Nutrizionisti e psicologi li affiancheranno nel percorso. Ad aiutare, anche Nonno Enos, simpatico fumetto simbolo della saggezza ed esperienza (nella foto di copertina). Con il suo tramite i piccoli A B C capiranno che è importante conoscere e comprendere per accogliere e integrare gli altri. Ma anche che sperimentare e mettersi in gioco è fondamentale per capire noi stessi. Enos e ABC saranno i portavoce animati di quanto è divertente per i più piccoli giocare all’integrazione.
Il passo successivo è il contatto delle famiglie con le famiglie, per un progetto di apertura culturale che dai piccoli di casa tiri dentro le generazioni più adulte che spesso hanno remore culturali o ideologiche alla integrazione. Si cucinerà, mangerà, si studierà e si giocherà. Insieme. Senza dimenticare l’ambiente circostante. Perché è vero che la scuola è il luogo cardine dell’incontro, ma è all’aperto, immersi nella natura, che i bambini imparano più facilmente, guardando da dentro i processi di produzione agricola. L’appuntamento è il 10 settembre: la Vendemmia in costume proprio nelle Cantine Falesco. Si troveranno di fronte ai concetti di stagionalità e sostenibilità, tenendo sempre presente che la pazienza è elemento fondante di tutta la vita agricola. Qualsiasi prodotto che acquistiamo è frutto tanto del lavoro umano quando del tempo naturale che serve a produrlo, ai molti bambini e a altrettanti adulti sfugge purtroppo il concetto. È così che si giunge facilmente alla necessità di integrare il tutto con elementi educazione nutrizionale e alimentare, ponendo l’accento anche sull’attenzione agli sprechi. Temi tanto attuali quanto stringenti non solo per i più piccoli.
Un progetto ambizioso, lo ammettono anche le genitrici. Un progetto di cui si vedono i primi evidenti passi e di cui si può solo lontanamente immaginare le attività del futuro prossimo e di quello più remoto. Si partirà da Roma e dalla Regione Lazio per poi estendersi, con un modello facilmente replicabile al Paese e, perché no, guardare all’Estero. Dove la minoranza etnica siamo noi.
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