Nuove aperture a Milano: da Cracco a Shimokita, tutte le novità dell’inverno 2018
Milano è una città sempre in fermento gastronomico: durante l’inverno 2018 sono state infatti tantissime le nuove aperture, scopritele su Agrodolce.
È difficile che una cena fuori a Milano risulti ripetitiva; se non altro, perché il ritmo delle nuove aperture è così elevato da poter andare a mangiare sempre in un posto diverso. Anche negli ultimi mesi, nel capoluogo lombardo hanno aperto tanti nuovi ristoranti: molti lo hanno fatto durante l’ultima settimana della moda, approfittando delle tante presenze in città – e preparandosi per le successive di Identità Golose 2018, appena concluso. Fra le aperture più recenti ci sono cucine collaudate firmate da chef noti, nuovi format basati sulle idee e sull’entusiasmo dei giovani imprenditori, e locali che portano all’estremo le tendenze già in voga che puntano all’Oriente e allo street food. Per chi vuole provare qualcosa di nuovo, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
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Si comincia con Cracco: il nuovo ristorante in Galleria Vittorio Emanuele II ha catturato l’attenzione di tutti già nei mesi precedenti l’apertura. In realtà il locale è molto più di un ristorante: comprende una caffetteria, un fumoir, una cantina, uno spazio eventi e ben cinque cucine separate. Gli spazi affacciati sulla Galleria sono classici ed elegantissimi: la modernità arriverà probabilmente dalle opere di artisti contemporanei che lo chef si è impegnato esporre in collaborazione con Sky Arte HD. Il menu per ora comprende classici della casa come il tuorlo d’uovo marinato, i ravioli al nero di seppia, il rombo in crosta di cacao.
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Anche lo chef Matias Perdomo, in società con Thomas Piras e Simon Press, ha da poco inaugurato un nuovo locale. Ma Exit Gastronomia Metropolitana (in piazza Erculea) sembra collocarsi su un livello del tutto diverso: si tratta infatti di un chiosco, senza pareti ma con grandi vetrate che si affacciano sulla piazza pedonale, in una zona che non è un salotto buono ma neanche particolarmente affollata. La volontà è di ribadire il contatto con la città, la relazione innegabile del buon cibo con il resto della vita quotidiana. Per questo il menu, uguale dall’ora di colazione a quella di cena, spazia dal pane, burro e acciughe alle ostriche, dalla brioche salata al paté di foie gras.
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Tipografia Alimentare (via Dolomiti, 1) è un altro locale strettamente legato alla propria posizione: il margine superiore di NoLo, il quartiere di rinascita culturale e commerciale che si estende a nord di piazzale Loreto. L’estetica è quella di tanti altri luoghi milanesi dal design accuratamente studiato; ma la cucina, secondo il giovane chef Mattia Angius, rientra nella tipologia brutalista – cioè lascia spazio ai sapori genuini degli ingredienti, poco miscelati fra loro, senza pretese estetiche, per restituire al palato e all’olfatto tutte le sensazioni del cibo. Vino, olio e materie prime provengono da piccole aziende e vengono accompagnati da libri, riviste, eventi culturali.
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Decisamente più classiche le proposte di Cacio & Pepe Bottega Romana, trattoria dall’aspetto quasi tradizionale in via Anfossi 2: come suggerito dal nome, i piatti in carta arrivano tutti dalla tradizione capitolina. Si parte con le mezze maniche all’amatriciana e con i tonnarelli cacio e pepe; si passa per i saltimbocca alla romana e le puntarelle, per il finale inevitabile approdo alla porchetta di Ariccia.
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La pizzeria Ambaradan (via Lodovico Castelvetro, 20) si rifà invece alla tradizione napoletana: le proposte di Enrico Formicola prevedono pizza margherita e marinara, salsiccia e friarelli o ‘nduja e bufala. La particolarità è nel conto: il cliente è invitato a decidere da sé quanto pagare, in un range di prezzi già stabiliti, comunicando così se la pizza era accettabile, buona oppure ottima.
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Filz (largo Crocetta, 1) interpreta gli ingredienti tradizionali in modo sicuramente originale: mettendoli tutti sugli spiedini. Le specialità della casa comprendono infatti gli spiedini di baccalà fritto e broccoli, di arrosticini con cumino e miele, di rana pescatrice e funghi. Si tratta di una strategia che consente di trasformare i sapori più classici in cibo di strada, da mangiare senza preoccuparsi di posate e tovaglie; ma allo stesso tempo l’offerta di cocktail, studiati da Franco Ponti, suggerisce di soffermarsi nel locale più a lungo, appoggiati al lungo bancone che ricorda gli anni Cinquanta.
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Il Wolf ha invece portato in città le atmosfere della foresta. In via Canonica 13 ci si accomoda sotto il verde di felci e rami per assaggiare specialità selvagge come le tartare e i taglieri di salumi; ma anche per farsi tentare da una scelta di decine di gin, cocktail e birre alla spina.
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Decisamente più urbana l’ambientazione di Huan Oriental Bistrot (ripa di Porta Ticinese, 69), il primo lounge bar di ispirazione orientale in città. Luci e arredamenti sono studiati per affascinare e rilassare: qui si servono cocktail come l’Oriental Julep, con whisky Nikka e liquore di bambù, e il Pechino Sour con vodka e mandarini cinesi. Per accompagnarli, niente patatine, ma dim sum: assaggi di petto d’anatra, di funghi shiitake e di gnocchi di riso, ravioli di gamberi oppure di baccalà e taro.
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Anche Kowa, in via Benvenuto Cellini all’interno dell’hotel Fifty House, è un locale di cucina orientale. Secondo la definizione dell’ideatore, Andrea Reitano, è addirittura un ristorante panasiatico, con proposte dalla Cina e dal Giappone, in spazi ampi che includono anche un dehor ed estremamente elegante: preparatevi a un incontro insolito con insalata d’anatra, ravioli scottati e manzo wagyu.
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Kanpai (via Melzo, 12) è un izakaya, il tipo di locale in cui tradizionalmente gli impiegati giapponesi si recano dopo il lavoro per bere sake e mangiare stuzzichini tradizionali. Kanpai vuole essere accogliente, ma allo stesso tempo aperto alla città: le ampie vetrine che si affacciano sulla strada rivelano luci calde e muri dai mattoni a vista. La lista comprende pollo fritto, tataki di manzo e verdure in salamoia, ma anche o cocktail ideati da Samuele Lissoni. Il sake è però servito solo in purezza, come vuole la tradizione.
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Ramen a Mano (via Lomazzo, 20) si rifà invece alla tradizione cinese. Secondo i più esperti, il ramen altro non sarebbe che l’interpretazione giapponese di un piatto cinese, il Lanzhou Lamian: in questo locale vicino a via Paolo Sarpi quindi si preparano a mano gli spaghetti e il brodo di manzo con decine di spezie, cotto a bassa temperatura per molte ore, per far scoprire anche ai milanesi il ramen cinese.
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Se negli ultimi anni avete amato Mao e Maoji, la nuova apertura da non perdere è però Mini Maoji Navigli (alzaia Naviglio Pavese, 6): i piatti della tradizione cinese più sconosciuti, incredibilmente piccanti, a base di zampe di gallina o di interiora, hanno infatti conquistato anche darsena e navigli, con una proposta ristretta a base di spiedini, bao (panini cotti al vapore) e ravioli da asporto.
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Anche MU Dimsum, in via Aminto Caretto 3, gioca sulla passione meneghina per il cibo orientale: lo fa puntando su piatti cantonesi e di Hong Kong, proposti in abbinamento con i cocktail appositamente studiati da Franco Ponti oppure con tazze di tè pregiato. Ci sono quindi gli eleganti ravioli di gamberi in pasta cristallo, i saporiti xiao long bao ripieni di brodo e persino l’anatra alla pechinese.
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Fusho (via Paolo Sarpi, 50) ha invece un approccio senza dubbio innovativo: al bancone, sotto lo sguardo dei clienti che hanno appena effettuato l’ordine, si preparano infatti i sushi burrito. Si tratta di involtini realizzati con gli ingredienti del sushi: salmone e avocado vanno per la maggiore, ma anche il branzino crudo con le carote viola e la salsa teriyaki è un’ottima scelta. Fra le qualità inaspettate dei sushi burrito c’è il fatto di poterli tenere fra le mani, aggiungendo la sensazione tattile dell’alga e del riso a quelle consuete di vista, gusto e olfatto.
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A marzo sono inoltre previste altre aperture: la più attesa è quella di Giancarlo Perbellini, chef da due stelle Michelin che aprirà la sua locanda in via Moscova.
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In via Archimede si aspetta invece l’apertura di Shimokita, che promette una ricca varietà di tapas giapponesi.