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The Bitter Note: l’amaro diventa analcolico

di Salvatore Cosenza • Pubblicato 18 Gennaio 2019 Aggiornato 17 Giugno 2021 13:19

L’amaro, bevande vintage tornata prepotentemente alla ribalta anche nei cocktail, può anche essere analcolico: ne è un esempio l’italiano The Bitter Note.

Immaginiamo di aprire una vecchia dispensa, una di quelle che arredavano le sale da pranzo nelle case di una volta. In ognuna vi era uno spazio dedicato agli alcolici: poche bottiglie, tra cui difficilmente avremmo trovato distillati di pregio, gli amari stanno tornando prepotentemente in voga anche come ingrediente dei cocktail al massimo un liquore per i dolci e sicuramente un amaro. Queste bevande ottenute tramite l’infusione di erbe nell’alcol, nacquero nel Medioevo con scopi farmacologici ed erano prodotte dai monaci, grandi depositari di conoscenze fitoterapiche. Con il tempo, le proprietà curative hanno perso la loro centralità a vantaggio del gusto, grazie a ricette più vocate alla godibilità del prodotto che agli aspetti medici. Da nord a sud, in ogni regione vi è almeno un amaro tipico, a conferma della solita grande varietà che il nostro paese sa offrire. Dopo un periodo di difficoltà, stanno tornando prepotentemente in voga, smarcandosi dal ruolo di semplici ammazzacaffè e assumendo la dignità di ingredienti privilegiato perfino per i cocktail.

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In Europa, se ne consumano 128 milioni di litri all’anno, il giro d’affari è di circa 2 miliardi di euro; in testa ai consumi ci sono la Germania e, manco a dirlo, l’Italia. I due paesi insieme rappresentano circa il 54% del mercato continentale. Numeri che testimoniano come gli amari incontrino trasversalmente il gusto di tanti, nonostante il crescente numero di persone che si dichiarano astemie o che adottano un approccio cauto nei confronti delle bevande alcoliche. Si è dunque curiosamente venuto a creare un nuovo target di consumatori che, sebbene propensi al consumo di prodotti artigianali, di qualità o di nicchia, desiderano ridurre l’assunzione di alcol, senza però accontentarsi dei soliti soft drink. La risposta a queste esigenze possono essere gli amari analcolici.

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The Bitter Note ne è un chiaro esempio, un drink che richiama la tradizione degli amari d’erbe italiani, conservandone la complessità di gusto e aroma, oltre che le proprietà e le virtù dei botanicals utilizzati. Lo si può gustare da solo, con o senza ghiaccio, ma è adatto anche come ingrediente di un ponch caldo digestivo o per irrobustire i mocktail.

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Ma come si fa un amaro analcolico? Nel caso di Bitter Note la ricetta combina 4 diversi processi di lavorazione: decozione, estrazione, macerazione ed infusione. La base è infatti un decotto di foglie di carciofo e piante officinali che si sposa con l’estratto di Terriaca Veneta, il macerato di Legno di Quassio e l’infuso di 36, tra radici e spezie, crea un connubio equilibrato di note aromatiche.