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Mangiare frutta già tagliata fa male

di Carlotta Mariani • Pubblicato 13 Giugno 2019 Aggiornato 20 Ottobre 2021 17:16

Comprare frutta già tagliata e confezionata è pratico, ma non è la scelta migliore: si perdono sapore e nutrienti e si rischia la contaminazione.

Fin dalla più tenera età ci sentiamo ripetere che la frutta fa bene e dobbiamo mangiarla. Esistono però delle situazioni in cui, al contrario, mele, pere, albicocche, ananas, ecc. vanno evitate. Anzi, possiamo dire che possono fare persino male a noi e non solo. È il caso della frutta già tagliata. Sicuramente pratica, soprattutto da portare in università o in ufficio. Eppure ricca di insidie. Scopriamo quali per un consumo più consapevole.

Meno nutrienti

Forse da piccoli vi sarà capitato che la mamma vi preparasse la spremuta d’arancia e vi ordinasse di berla subito subito. Non era una fissa, ma un giusto consiglio. Le vitamine, infatti, sono sostanze volatili, in alcuni casi particolarmente sensibili alla luce e al calore. La vitamina C, per esempio, è la più reattiva di tutte e degrada velocemente con le alte temperature e l’ossidazione (il contatto con l’aria). Attenzione anche alle vitamine A, B2, D, E, K e F. Certo la frutta tagliata avrà sicuramente più nutrienti di una merendina, ma non si avvicinerà neanche lontanamente al quadro di una fetta di mela sbucciata e mangiata sul momento.

Sapore

Le confezioni di frutta già tagliata vi danno la stessa soddisfazione a livello gustativo? Molto probabilmente no perché i composti chimici che noi percepiamo attraverso i recettori del gusto si perdono. Provate ad addentare una mela appena sbucciata e una fettina di mela prelevata da una confezione di plastica. Quale sarà più saporita e succosa? A questo punto potrebbe anche venirvi un altro dubbio: perché la polpa della mela non diventa scura, come invece succede a casa? Potete controllare gli ingredienti riportati sulla confezione, ma su questo possiamo rassicurarvi: soprattutto in Italia, si cerca di evitare l’uso di conservanti. A volte si possono trovare degli antiossidanti come l’acido ascorbico o l’acido citrico.

Pericolo di batteri

Secondo James E. Rogers, direttore del centro di ricerca e di controllo sulla sicurezza alimentare dell’organizzazione non-profit Consumer Reports, ogni volta che si taglia il cibo aumenta il rischio di contaminazione. tagliare il cibo aumenta il rischio di contaminazione Sporcizia, germi e batteri possono infatti passare dalla buccia al coltello che stiamo usando, alla superficie di preparazione o alla polpa stessa. Come riportato sempre dal Consumer Reports, nel 2018, negli Stati Uniti, ci sono stati 77 casi di salmonella causati da confezioni di meloni già tagliati. In quella occasione il professore in scienze dell’alimentazione Keith Warriner aveva spiegato che questo frutto è particolarmente adatto allo sviluppo di questa patologia perché cresce nella terra ed è più esposto alla contaminazione con numerosi agenti patogeni. Oltre alla salmonella, altri batteri possono trovarsi nei cibi crudi come il Listeria monocytogenes e l’Escherichia coli.

Costo

Magari quello citato è un caso particolare. Avete mangiato frutta tagliata e confezionata migliaia di volte e non avete avuto neanche un accenno di mal di pancia. Benissimo, ma questo prodotto fa comunque male a una parte di voi: il vostro portafoglio. Ci avete mai fatto caso? Forse no, perché date un’occhiata solo al prezzo della singola confezione, ma confrontate il costo al chilo di questo prodotto rispetto a quello della frutta fresca. Del resto bisogna considerare che la lavorazione e il confezionamento di tutti questi colorati pacchettini comportano una spesa di produzione, che inevitabilmente si riversa sulle nostre tasche.

Impatto ambientale

La frutta già tagliata non è solo poco salutare per noi, ma anche per l’ambiente. Pensate anche alla quantità di plastica necessaria per confezionare queste striscioline o cubetti colorati. la quantità di plastica necessaria aumenta con la frutta già tagliata Considerate anche il parametro chiamato carbon footprint ovvero la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate nel processo di produzione, confezionamento e distribuzione di questi prodotti. Tra l’altro, sono alimenti facilmente deperibili e quindi devono essere sempre sottoposti a processi di refrigerazione, elemento che comporta un grande consumo di energia. Certo, anche i prodotti freschi hanno un impatto sull’ambiente ma la lavorazione più complessa di questi prodotti implica un effetto maggiore e una sostenibilità minore.