Al Mèni 2019: gli chef che delizieranno Rimini
Al Mèni 2019 è alle porte: da venerdì 21 a domenica 23 giugno tanti chef da tutto il mondo si susseguiranno in quel di Rimini.
Ci siamo. Come ogni anno arriva il momento di Al Mèni, la grande festa del cibo a Rimini promossa da Massimo Bottura e organizzata da Enrico Vignoli. Due giorni, sabato 22 e domenica 23 giugno, dove produttori, street food, déjeuner sur l’herbe al Grand Hotel si alternano intorno al grande tendone di circo su piazza Fellini, dove 24 chef emiliano-romagnoli e stranieri cucinano a coppie e il pubblico pagante gode delle loro creazioni e del contatto ravvicinato.
Gli chef italiani

Siamo giunti alla sesta edizione che si preannuncia tra le più stimolanti: ci sono due cuochi protagonisti ormai fissi, come Davide Di Fabio che si alterna negli anni con l’altro sous chef della Francescana, Taka Kondo, nell’apertura delle danze e Simone Tondo, neo stellato parigino da Racines. Accanto a lui la prima volta dell’italiano più famoso della scena culinaria parigina, Giovanni Passerini che cucinerà accanto a Franco Cimini, dominus della leggendaria Osteria del Mirasole.
E siamo curiosi di assaggiare i piatti che prepareranno, magari pronosticando un adeguato uso delle frattaglie. Nel campo degli emiliani una serie di ritorni: da Rino Duca – un siciliano nel modenese da Grano di Pepe – a Mario Ferrara, re della cucina di pesce nel suo Scacco Matto a Bologna. E poi Raffaele Liuzzi, sempre eccentrico nella Locanda che porta il suo nome a Cattolica e Luca Marchini, presidente JRE Italia, che nel suo Erba del Re a Modena continua a sviluppare il suo percorso di ricerca. Ma forse la presenza più stimolante in questa categoria è quella di Marco Cavallucci che per quasi 20 anni è stato protagonista di una delle storie più famose della ristorazione italiana, la Frasca di Castrocaro Terme.
Gli chef stranieri

Mai come quest’anno è sfaccettata la partecipazione dall’estero con cuochi che arrivano da varie parti del mondo e spesso cucinano in paesi diversi da quelli di origine. Come Dalad Kambhu, thailandese che dopo anni trascorsi negli Stati Uniti si è trasferita a Berlino dove nel Kin Dee, propone la versione sottile ed elegante della cucina del suo Paese, che le è valsa subito la stella Michelin. O ancora Francisco Cardenas, sous chef argentino del Kadeau a Copenaghen, protagonista dell’ultimo Postrivoro e Jefferson Alvarez, cuoco venezuelano in Canada, la cui ultima esperienza è quella di un lavoro filologico sulla cucina messicana da Cacao a Vancouver.

A proposito di Canada, molto attesa è Colombe Saint Pierre che nel suo Chez St. Pierre nel piccolo paese di Bic, affacciato sull’estuario di Bas-Saint-Laurent nel Quebec, ha basato il suo successo su cotture minimali, appena un tocco di fuoco e soprattutto sulla sostenibilità del cibo. Poi ancora troviamo chi è tornato a casa dopo esperienze importanti come Jordan Bailey, per anni sous chef del tristellato norvegese Maaemo, che nella sua Irlanda ha aperto a Kildare, Aimsir, un ristorante dove della sua esperienza nella cucina nordica fa la base per rivisitare i piatti della tradizione irlandese. Lo stesso percorso fatto dalla coppia, anche nella vita, Kim Mikkola ed Evelyn Kim che dal Noma sono rientrati in Finlandia a Helsinki, dove hanno dato vita a Inari, ristorante in cui il tocco vegetale ha un ruolo molto importante.

Non manca un cittadino del mondo come Tim Butler, una concorrente di Top Chef Francia che cucina nel bouchon di famiglia a Lione (Marie Victorine Manoa). Infine attendiamo anche Romain Tischenko, lo chef del più eccitante wine bar londinese Tom Anglesea, e il punto di riferimento della nuova cucina albanese, Bledar Kola. Ma ne riparleremo a piatti assaggiati. Se siete di passaggio a Rimini, non mancate di fare un salto.