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Rece Rock: Da Burde a Firenze

di Alex Giuliani

Da Burde è una trattoria storica di Firenze: ci siamo stati per gustare la fiorentina, la pappa al pomodoro e anche il bollito.

Il Firenze Rocks non è solo una scusa per andare ad ascoltare un po’ di buona musica, andrea gori si è occupato del vino per il backstage del firenze rocks ma è anche un’occasione imperdibile per andare a incrementare il proprio peso corporeo degustando la magnifica cucina toscana e a dare una corposa accelerata alla futura cirrosi epatica bevendo i fantastici vini della zona. Da Burde, lungo la via Pistoiese, mi è stato caldamente consigliato da gente che la sa lunga. Ma quando ho scoperto che il proprietario Andrea Gori si è occupato del vino nel backstage per le band del Firenze Rocks, ho deciso di andare senza indugio perché voglio sapere tutto sui gusti dei Tool e voglio sapere se Marky Ramone e Maynard James Keenan si riforniscono dallo stesso negozio di parrucche. Se i nomi che ho appena citato non vi dicono niente, siete dei poppanti e ascoltate musica perlomeno discutibile.

– Per accedere al ristorante si passa attraverso il vecchio bar/tabacchi/alimentari, tipico e molto bello, e a fianco del bancone di pizzicheria che ti fa venir voglia di pomiciare con un lonzino affumicato.

– All’ingresso, in bella evidenza, c’è un poster di Federico Chiesa (giocatore della Fiorentina) mentre festeggia un 7-1 ai danni della mia povera Roma. Siamo decisamente partiti col piede sbagliato. Mando giù questo rospo sportivo perché sono sicuro che i racconti di Andrea sul backstage dei Tool mi faranno tornare il buon umore. Ma Andrea non c’è.

– Sto per girare i tacchi come James Brown e andarmene, ma poi mi passa sotto il naso una profumatissima fiorentina di brontosauro; in un attimo decido di rimandare l’incazzatura all’indomani e di bere un Chianti Colli Senesi del 2017 per dimenticare le amarezze della vita.

– Rinuncio all’antipasto toscano perché ne ho già mangiati una ventina da quando sono in città e vorrei permettere ai cinghiali di zona di riprodursi. Quindi passo direttamente ai piatti tipici della tradizione toscana. La pappa al pomodoro è un tipico piatto povero fiorentino fatto col pane sciapo raffermo, pomodoro, aglio e olio d’oliva. Quella che mi portano è saporitissima, densa e cremosa.

– A Firenze fa un caldo terrificante, si sfiorano i 40 gradi. L’aria condizionata nel ristorante non è ancora stata accesa e allora chiedo di poter mangiare un piatto tipicamente estivo: il bollito. Il bollito, servito in un pentolone d’alluminio pieno di brodo a 198 gradi Fahrenheit, è composto da muscolo, lingua, zampa e una coscia di gallina. Il tutto accompagnato da maionese e salsa verde fatte in casa. Una meravigliosa visione, tranne per chi mi sta intorno e mi osserva spolpare e rosicchiare le ossa come una iena ridens.

– Memore della visione avuta appena entrato, decido di prendermi anche una bistecca alla fiorentina. Leggenda narra che sia una delle più buone della zona e io, che sono un tipo meticoloso ma duro di comprendonio, ne prendo una da un chilo e trecento. Compreso l’osso, sia chiaro. Mi portano la mastodontica bistecca su un tagliere grosso come una tavola da stiro. Per fortuna il pezzo di carne è già tagliato, altrimenti avrei dovuto chiedere una motosega al cameriere.

La bistecca è perfetta, al sangue, tenerissima, saporitissima. Una cosa divina. Infatti ho deciso di conservarne l’osso e di portarlo in un reliquiario a Roma. Dopo aver rosicchiato a dovere l’osso, sono insanguinato fino ai gomiti e soddisfatto come una levatrice dopo un parto gemellare. Riesco persino a dimenticare quel maledetto poster all’ingresso e il 7-1 contro la mia Roma. Almeno fino a quando non dovrò uscire.

–  Un velo di tristezza cala quando ordino il conto che, da queste parti, è sempre una rata di mutuo. Il cameriere, comprensivo, mi lascia sul tavolo la bottiglia di grappa barricata che scolerò per dimenticare. Anche in cassa devono aver bevuto una bottiglia di grappa, perché il conto riporta un filetto di groppa e un dolce (che non ho mai preso) e non riporta il bollito, il caffè e la grappa (che invece ho preso senza aver peraltro dimenticato). Miracolosamente il conto giusto ha lo stesso totale. O, più probabilmente, eravamo tutti ubriachi per colpa della grappa e abbiamo sbagliato ancora.

– Esco dal ristorante dondolando come una trottola e decido di digerire facendo una passeggiata per Firenze. Ma dimentico che c’è il concerto di Ed Sheeran stasera e che la città è invasa da decine di migliaia di minorenni e altrettante decine di migliaia di genitori venuti a riprenderli con la macchina. Ed è qui, in questo traffico infernale, che metto in pratica quanto di bello ho imparato in terra toscana: le imprecazioni.