Progetto Ragù: come ridare vita alle ricette della nonna
Progetto Ragù è un progetto partito da un ritrovamento casuale con l’obiettivo di dare nuova vita alle testimonianze scritte lasciateci dalle nonne.
Avete presente quelle scene da film in cui uno dei protagonisti si imbatte, frugando tra scatoloni impolverati, in qualcosa di incredibile e da lì inizia a svilupparsi tutta la trama?In ogni casa si trova un manoscritto da custodire e tramandare gelosamente Ebbene è proprio quello che è successo a Mila Fumini che un giorno, mentre stava aiutando un’amica a sgombrare la cantina dagli effetti personali dei precedenti proprietari, si è trovata di fronte a vecchi fogli con su scritte ricette e liste della spesa; insomma quelli che agli occhi dei più sarebbero parsi come fogli di poco conto – “buttali via” è stato ad esempio il commento della sua amica – ma chi più di Mila, che per professione si occupa della digitalizzazione di fonti antiche, poteva comprendere il valore di quei manoscritti? Se chiedessimo in giro, infatti, scopriremmo che probabilmente tutti in casa conservano documenti simili; le cosiddette ricette di famiglia che si tramandano di generazione in generazione, e la cui preparazione è diventata nel tempo una sorta di rituale da compiere tra le mura domestiche, magari in occasione di una particolare ricorrenza.
Dunque cosa farne di quei documenti? Ed ecco l’idea: crearne un archivio digitale che diventi geloso custode di una tradizione epigrafica che sta andando ormai del tutto scomparendo, e che dia una nuova/seconda vita ai vecchi ricettari della nonna.Leggere le ricette è come aprire uno scorcio su un mondo in cui si cucinava per necessità e a farlo erano persone umili Alcuni penseranno che è un’idea poco originale e che vuole solo cavalcare l’onda, visto che negli ultimi anni la cucina è diventata un trend topic, ma la verità è che non è affatto così. Le ricette fin ora raccolte (datate a partire dal secondo dopoguerra) – racconta Mila – sono estremamente semplici e non richiedono l’utilizzo di ingredienti ricercati o modaioli; esse hanno però una particolarità: leggerle è come aprire una finestra su un mondo in cui non si cucinava perché era figo farlo o perché si era il discendente di una famiglia di ristoratori, ma si cucinava per necessità e a farlo erano per lo più persone appartenenti ai ceti meno abbienti e che – non potendosi permettere un’adeguata istruzione – venivano relegate in cucina e, soprattutto, erano donne.
Questa raccolta ha dunque l’obiettivo di farci riscoprire una cucina autentica e senza fronzoli, conducendoci in un percorso emozionale fatto di storie, aneddoti e ricette scritte con la tremolante e incerta grafia di chi sapeva scrivere a stento o, a volte, non lo sapeva fare affatto; in alcuni documenti raccolti, ad esempio, la realizzazione del piatto viene addirittura descritta attraverso disegni. Se la storia di Mila vi ha affascinati e volete contribuire al suo progetto attraverso testimonianze scritte o orali, il prossimo 28 Settembre potrete trovarla a Bologna durante l’evento Ricette Ritrovate organizzato dal Mercato Ritrovato (Via Azzo Gardino 65).
Ma a proposito del progetto, sapete quel è il significato dell’acronimo RAGU scelto? È Rete e Archivi del GUsto, ma anche la parola Ragù in sé sarebbe stata azzeccata visto che, prima che venisse depositata la ricetta del Ragù alla Bolognese, con questa parola veniva indicato un qualsiasi intingolo per le vivande; intingoli per la cui preparazione le ricette archiviate propongono una miriade di varianti.