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Le parole del cibo che cercate scritte sbagliate

di Marta Manzo 23 Luglio 2020 11:01

Si scrive avocado o avogado? Se pensate sia facile decidere, non siete tra le migliaia di persone che digitano nomi sbagliati per cercare il cibo.

Ammettetelo, è capitato anche a voi. Avete googlato quel nuovo cibo, quell’alimento sconosciuto, quella parola lì, anglofona o francofona che fosse. E avete scoperto che la sua grafia era ben lungi dalla trascrizione fonetica, perché, ancora una volta, l’avete digitata per come si dice. Quante parole sbagliamo ancora a cercare? Tante. Dall’antipasto al dolce, non c’è termine che il motore di ricerca non si affretti a correggerci, spesso indicandocene la scrittura corretta.

  1. I vol-au-vent (letteralmente volo al vento, data la leggerezza della pasta) si trasformino immediatamente in voulevant o addirittura in volovàn, alla Totò e Peppino: noions volevam savuàr…
  2. Un po’ meno lontano, ma sempre digitato in maniera erronea è il viteltonné. Scritto così, tutto attaccato, come fosse una nuova specie, mezza bovina, mezza pelagica. Il vitel tonné – sì, è questa la dicitura corretta – non è francese, ma tutto italiano e di origine piemontese. Tonné (o tonnà) indica la presenza – prima soltanto metaforica, poi fisica grazie all’Artusi – del tonno nella preparazione. Ma sempre di manzo parliamo, per cui le due parole procedono separatamente.
  3. Dalla Francia mutuiamo invece l’uovo à la coque, propriamente al guscio, che la Treccani definisce come “di uovo tenuto per pochi minuti in acqua in ebollizione in modo che l’albume si coaguli leggermente”. Lo abbiamo nel tempo italianizzato come alla coque, e già così saremmo passibili di sanzione, ma siamo riusciti a fare molto di peggio: non è difficile, infatti, imbattersi in qualche ricerca “lo scrivo come lo dico”: ed ecco che improvvisamente diventa l’uovo alla coc.
  4. La Francia non smette di ispirarci, soprattutto negli strafalcioni. Avete mai cercato la tartaten? Sicuramente sì. E l’avete trovata? Certamente, ma sempre e solo grazie al correttore automatico. Che vi ha suggerito la giusta tarte tatin, la torta delle sorelle Tatin, nata – anche lei – da un errore, tipica della cucina francese e celebre per la sua preparazione capovolta.
  5. Un’altra parola che sicuramente continuiamo a cercare sbagliando è legata al Medio Oriente. Per alzata di mano, in quanti hanno almeno una volta digitato felafel? Le polpette di legumi, speziate e fritte, così facili da preparare sono in realtà falafel, anzi: falāfil (falāfel), un alimento che sostituiva la carne nei giorni del digiuno dei copti egiziani, che oggi possiamo servire come finger food insieme a una salsa allo yogurt. Oppure accompagnandolo con dell’hummus.
  6. L’hummus, proprio lui. Che per qualcuno nelle ricerche diventa humus, cioè il più scolastico tra i componenti chimici del terreno, retaggio degli insegnamenti elementari. Quello gastronomico, di cui parliamo, per nostra fortuna ben si discosta dall’odore del terriccio fertile, essendo una preparazione a base di ceci, tahina e succo di limone. È ottimo come salsa d’accompagnamento, con pane, cracker (non crecker) o, appunto, i falafel. L’importante, però, è cercarne la ricetta scrivendolo con due m, perché, in caso contrario, vi ritrovereste soltanto a render felici le vostre piante.
  7. Infine, non certo da ultimo, un suggerimento che per quanto ovvio possa sembrare è bene comunque tenere a mente: non esiste l’avogado. Il frutto tropicale, che si chiama avocado con la c, sta certamente bene con il salmone, è fondamentale nel guacamole, è ottimo condito perfino con lo zucchero. Ma non è decisamente un esperto dell’attività forense.
  8. Amatelo, odiatelo, ma per favore scrivetelo giusto: il foie gras (fegato grasso d’oca) è una specialità francese spesso criticata per la natura non proprio etica della sua produzione. La maggior parte di chi lo cerca sul web però sbaglia sempre la prima parte della parola, trasformandolo in fois gras, quando non fois gra o, peggio, fua gra.
  9. Quando si parla di cozze tutti pensano a una boule piena di molluschi fumanti. Qualcuno preferisce l’impepata (come vuole la tradizione napoletana), altri pensano al sotè di cozze o vongole. Ma come è possibile che nel vostro ristorante di pesce preferito non l’abbiate trovato in menu? In molti scrivono soutè, ma per la verità i francofoni scrivono sautè di cozze, perché si tratta infatti del verbo sauter al participio passato. Quindi cercate meglio potrebbe essere in carta!