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David Fiordigiglio convince al Forte Village Resort

di Lorenza Fumelli • Pubblicato 14 Luglio 2021 Aggiornato 15 Ottobre 2021 16:31

Siamo stati a trovare David Fiordigiglio alla terrazza Belvedere dell’hotel Villa del Parco del Forte Village resort. Eccom com’è andata.

L’età non è un limite. È un’opportunità. Certo bisogna lavorare, studiare, allenarsi a gestire una bella dose di umiltà e solo chi ha una passione reale, tangibile, può andare avanti e migliorare. David Fiordigiglio lo sa bene. Siamo stati a trovare David Fiordigiglio sulla terrazza dell'hotel Villa del Parco al Forte Village resortClasse 1996, David è lo chef del Belvedere. Il ristorante si trova sulla terrazza del lussuoso hotel Villa del Parco a Santa Margherita di Pula, dentro il Forte Village Resort, tra i migliori family resort del mondo (Cagliari). La sua storia è legata a doppia mandata al mondo della cucina. Nasce 24 anni fa a Lovere con profonde radici partenopee. Si diploma in enogastronomia – cucina e sala – nel 2016 e inizia la formazione con dei bravi maestri che lo guidano sul percorso dello studio della tecnica e nella costruzione della sua ambizione. Carlo Cracco e Paolo Simioni (quest’ultimo attualmente executive chef del Forte Village) lo selezionano per guidare la cucina del ristorante Hell’s Kitchen sempre all’interno del villaggio, per poi passare al Belvedere nel 2021.

Qui David realizza un menu estremamente interessante, ricco e goloso, con ottima tecnica e un particolare gusto per abbinamenti insoliti, coraggiosi. La sua cucina dice molto di sé. Le origini campane sono presenti in molti piatti e ritroviamo alcuni passaggi del suo percorso di crescita ben espressi nelle varie portate.

Come per esempio negli antipasti, dove spicca l’eccellente pizza fritta della nonna (sua nonna), dalla quale ha eredito la ricetta e la conserva di pomodori, eccezionale.

Nel menu troviamo la sua fascinazione per le altre culture messe a servizio della cucina italiana, come il ceviche o questi gyoza giapponesi ripieni di friarielli e salsiccia, serviti con una riduzione di coniglio al posto della soia (davvero un’ottima idea).

Il percorso prosegue con piatti ben costruiti e ben eseguiti dove il gioco tra radici e tecnica si fa man mano più evidente. Il menu è un vero e proprio discorso personale che sembra testimoniare quanto l’idea di cucina concettuale sia chiarissima nella testa del giovane cuoco. Non si tratta di cucinare soltanto, quello sanno farlo in molti, ma di raccontare la propria storia e le proprie passioni, senza rinunciare al gusto. In questo caso esplosivo.

Anche il lavoro fatto con altri grandi chef è presente, un esempio per tutti: la Torta delle rose con la quale si conclude il pasto, straordinario dolce ideato dal maestro Iginio Massari. David dunque convince. Non pesano alcune lievi ingenuità come per esempio l’uso di molti ingredienti in ogni piatto, difetto che tende a scemare con l’esperienza, perché nelle sue creazioni tutto torna a vantaggio del gusto, talento anche questo piuttosto raro. Sono davvero curiosa di seguire l’evoluzione di questo giovane chef al quale riconosco talento, passione, determinazione e voglia di lavorare. Cosa che scarseggia nelle nuove generazioni. Bravo David, bravo il suo secondo Simone Falsaperla, la pastry chef e tutto lo staff. Avanti così.