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Orziadas, gli anemoni fritti della tradizione sarda

di Marta Manzo • Pubblicato 17 Settembre 2021 Aggiornato 15 Ottobre 2021 15:43

Le Orziadas sono un piatto che appartiene alla tradizione sarda che, di solito viene servito come antipasto. Scopriamo cosa sono.

Frugando tra i piatti della Sardegna del Sud ai commensali più attenti non saranno sfuggite le orziadas (o otziadas). Piatto prelibato, volgarmente noto come “capelli di Venere”: classificati come celenterati antozoi della famiglia delle Actiniidae della specie Anemonia sulcata, comunemente le conosciamo come anemoni di mare.

Come sono fatte

Le orziadas sono diffuse nel mar Mediterraneo e nell’isola sarda sono molto amate, soprattutto nelle zone di Oristano e Cagliari. Questi animali hanno un corpo cilindrico, solitamente di un colore variabile tra il giallo scuro e il verde, da cui parte una corona di tentacoli lunghi, poco retrattili, e con estremità di colore viola, urticanti. Possono raggiungere grandezze fino a 20cm di diametro e si raccolgono, con estrema delicatezza, staccandole dal fondo marino. Partendo dalla base, un po’ come si fa con le patelle, e non senza munirsi di guanti. 

Come si mangiano

La ricetta classica delle orziadas, che le pone in genere tra gli antipasti, prevede di friggerle. Per la preparazione, però, bisogna procedere con doverose accortezze. La prima è di indossare nuovamente i guanti, la seconda di lavare bene gli anemoni nell’acqua, per rimuovere sabbia e impurità, ma senza romperli. Quindi lasciarli scolare su una gratella, poi passarli in una ciotola con farina e semola (più semola che farina), infine immergerli nell’olio caldo. Cotti in pochi minuti, quando ben dorati, vanno asciugati, salati e serviti. Conservando la frittura come miglior tecnica per servirli, una variante prevede di aggiungerli nella stessa forma ai classici spaghetti con la bottarga

Di cosa sanno?

Per alcuni quello delle orziadas potrebbe essere un gusto difficile, molto intenso e marino. E anche la consistenza potrebbe creare qualche problema, visto che è simile a quella delle animelle o del cervello fritto. Se le trovate in menu, però, forse un assaggio è doveroso, vista l’eccezionalità dell’occasione.