Home Mangiare Carico Milano: mangiare e bere nella tana del Bianconiglio

Carico Milano: mangiare e bere nella tana del Bianconiglio

di Stefania Leo

Un locale semplice ma diretto, dove non sono i piatti o i drink i protagonisti, ma il tempo. Provare per credere.

Immaginate la tana del Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma senza terra intorno. Immaginate luci basse e qualche incantesimo a base di alcol e fermentazioni alimentari. Immaginate un posto in cui perdere la cognizione del tempo. Mettete insieme queste tre immagini, conditele con musica techno e design, e avrete davanti a voi Carico Milano

A creare questo nuovo format, in cui la creatività di ogni componente – da quelli in sala fino alla cucina – è lasciata libera di correre, sono Domenico Carella e Lorenzo Ferraboschi. Unendo idee e esperienze i due sodali hanno creato un bistrot che non teme gli orari di chiusura. Siamo in via Savona, a Milano. Nel locale ci sono grandi tavoli conviviali in cui socializzare, consumare un aperitivo che manda al diavolo i soliti finger food freddi o mal riscaldati, oppure rilassarsi per una cena con cocktail pairing in buona compagnia.

La cucina

Carico ha una piccola cucina con pass a vista, dominio assoluto di Leonardo D’Ingeo. Con l’aiuto di un solo altro paio di mani, lo chef pugliese mette in pratica il brainstorming gastronomico che quotidianamente fa con Carella. Appassionato di musica techno e fotografia, D’Ingeo vanta due battesimi infuocati: quello nella cucina di Le Giare con Antonio Bufi e ne l’Atelier de Joel Robuchon. Come accade per il petrolio, la pressione di tutto ciò che ha imparato nelle sue esperienze precedenti sintetizza piatti in cui domina l’acidità, restituendo un gusto complesso e allo stesso tempo equilibrato, perfetta distillazione anche della sua personalità. Tra i piatti da non perdere segnaliamo Taco, guancia di manzo brasata, Tapenade di olive, polvere di mango acerbo; Tartare di scottona, patata, salsa di wagyu, santoreggia di montagna e il piatto che non va mai fuori menu, cioè Quinoa, burro, parmigiano, miso chiaro, polvere di bucce e foglie di agrumi bruciate.

La mixology

Ogni portata ha il suo compagno alcolico, se si sceglie di fare uno dei due percorsi proposti in carta. Sono presenti numerosi cocktail signature, grandi classici, italici, che si rinnovano per lo più mensilmente. L’approccio è sempre quello di dare spazio a tutti e cinque i continenti: infatti, non mancano sake e distillati internazionali, insieme ad una ricca offerta di vini anche al calice. Se avete un solo drink a vostra disposizione per la serata, scegliete Rice Maximo, un low alcool a base di liquore foglia di fico, sake Hatsumago, orzata di riso, Lemonquat, birra Estrella Gallici.

La Martini room

Per avere un senso di cos’è la Martini Room di Carico vi basta osservare l’unica parete decorata di questa stanza. Quel muro è stato dipinto dallo chef Remo Capitaneo su richiesta estemporanea del comandante assoluto di quest’area, Dom Carella. Qui tutto può accadere e accade, inaspettato. Nascosta da due corti di velluto rosso, la Martini Room si concentra tutto attorno a un tavolo di marmo a forma di ferro di cavallo. L’illuminazione è studiata per valorizzare la parte più importante dell’esperienza, cioè le mini coppette in cui il mixologist di origini lucane con esperienze internazionali serve i suoi Martini cocktail. Qui non si comprano drink o appetizer. Si compra la cosa più preziosa che abbiamo: il tempo. Si può scegliere tra slot di 30, 60 o 90 minuti rispettivamente a 30, 50 o 70 euro. In questi pacchetti il Martini free flow è accompagnato da piatti pensati per la serata, estemporanei anche questi. L’unico rischio? Perdere la concezione del tempo e, in alcuni casi, anche la decenza perché i cocktail di Dom Carella sono sofisticati e allo stesso tempo diretti: la ricetta perfetta per saltare nella tana del Bianconiglio e trovare, alla fine, l’esperienza emozionante che in molti promettono ma non mantengono.