Home Cibo Cos’è la misofonia: quando ci infastidiscono i rumori del cibo

Cos’è la misofonia: quando ci infastidiscono i rumori del cibo

di Alessio D'Aguanno 25 Gennaio 2022 14:00

La misofonia è un disturbo ancora poco conosciuto legato al rumore, in particolare a quello della masticazione del cibo.

Se c’è chi rimane affascinato nel vedere le persone mangiare attraverso uno schermo – fenomeno conosciuto come mukbang – esiste anche chi, al contrario, non può proprio tollerare il suono prodotto da un commensale durante il pasto. Si tratta della misofonia, termine che deriva dal greco e la cui etimologia sta a indicare l’odio per il suono. Nella fattispecie, non ci si riferisce al suono in senso assoluto ma a specifici rumori – come quello della masticazione o della deglutizione – che, se considerati fastidiosi dalla maggior parte delle persone, sono considerati insopportabili dai soggetti misofonici. In questi ultimi, infatti, si scatenano delle reazioni conosciute in inglese come fight or flight, l’equivalente di combatti o scappa. I sintomi caratteristici che le connotano sono l’allargamento delle pupille, l’aumento di battito cardiaco e di adrenalina.

Cos’è la misofonia

La parola è stata coniata solo nei primi anni 2000 dai neuroscienziati statunitensi Pawel e Margaret Jastreboff – prima si parlava di sindrome della sensibilità selettiva ai suoni – e, solo di recente, il fenomeno ha iniziato a essere considerato seriamente anche se poca è, ancora, la cultura generale sul tema, principalmente perché non se ne conosce l’esistenza, non perché non si voglia dare credito alle persone che ne soffrono. Spesso, si tende a confondere l’intolleranza misofonica verso determinati rumori come una maggior insofferenza rispetto a una sensazione spiacevole per tutti. Eccetto particolari casi, infatti, i suoni ai quali ci si riferisce non sono gradevoli per nessuno e spesso si verificano nella vita quotidiana: strisciare le ciabatte, sbadigliare, russare, scrocchiare le articolazioni, sgranocchiare, singhiozzare, tagliarsi le unghie, lavarsi i denti, pronunciare determinate consonanti o suoni ripetitivi, ma si parla di misofonia anche quando l’intolleranza riguarda il tossire, il singhiozzare, oppure i suoni degli animali (come il cinguettio degli uccelli), il ticchettio degli orologi o le suonerie dei cellulari. Attraverso uno studio effettuato nel 2017 su 42 soggetti, di cui 20 con misofonia, si è osservato come il disturbo sia scatenato da un’iperattività della corteccia insulare anteriore in presenza del suono specifico. Si tratta di quell’area del cervello che mette in connessione le sensazioni che ci arrivano dal mondo esterno e le emozioni. La risposta conseguente sarebbe molto difficile da controllare e, pertanto, potrebbe indurre a conseguenze pericolose, anche di natura violenta, o a un isolamento sociale. Ci sono pazienti che hanno dichiarato che preferirebbero diventare sordi piuttosto che sentire quei suoni.

Perché la misofonia riguarda solo alcuni suoni?

Vi è un’ipotesi che teorizza che tutto sia riconducibile a un’esperienza negativa che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Se durante quello specifico momento stavamo ascoltando quel particolare suono allora, se siamo affetti da misofonia, tenderemo a provare avversione quel rumore anche in contesti differenti. In caso di suoni molto specifici, però, si ritiene che il problema scatenante sia probabilmente una corrispondenza di frequenze sonore tra il suono che stiamo ascoltando e quello che non possiamo sopportare.

Esistono delle terapie specifiche per chi è affetto da misofonia?

Sì, ma la ricerca sta ancora continuando il proprio operato nella definizione di un approccio ideale verso questa patologia. Attualmente, vi sono due strade: la terapia del suono, generalmente adottata per il trattamento degli acufeni, e la terapia cognitivo-comportamentale. Ci sono anche tecniche, però, che consentono alle persone che soffrono di questa patologia di lenire la sensazione di fastidio percepita. Un esempio è quello di riprodurre in prima persona quel rumore perché – anche se potrà sembrare strano – i pazienti misofonici riescono a tollerare il suono se prodotto da loro stessi. Un’altra tecnica consiste nel concentrarsi su altri rumori, come la musica di sottofondo, oppure ancora nel chiedere alla persona che sta producendo quel suono di smettere di farlo. Se la misofonia è più comune fra i pazienti che soffrono di tinniti o acufeni, si tratta comunque di una condizione patologica che affligge più persone di quante non possiamo credere e che, secondo una ricerca del 2013, non presentano comuni disturbi psichiatrici, fatta eccezione per il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità. Quando aumenterà la consapevolezza sul tema, credete che vostra nonna smetterà di succhiare il brodo e che gli chef smetteranno di ricercare l’equilibrio perfetto nei piatti, nei quali non può mai mancare un ingrediente croccante?