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Mangiare in Hotel: Villa D’Amelia in Alta Langa

di Eleonora e Giuseppe Garozzo Zanini Quirini 5 Luglio 2022 14:00

In Alta Langa c’è un relais dove la cucina e gli ingredienti del territorio si sposano con la creatività di un giovane chef: Villa D’Amelia.

A due passi da Alba e da Barbaresco, là dove le dolci colline attraversate da filari di vigne, perfettamente ordinati, salgono ben oltre i 500 metri d’altitudine c’è una villa d’altri tempi, semi nascosta, quasi a celarsi con pudore. Il luogo appare immediatamente magico, di quell’eleganza sobria ed essenziale tipica del Piemonte e dell’Alta Langa. Il personale all’accoglienza è semplicemente perfetto in un mix tra il professionale e l’affettuoso che mette da subito ogni ospite a proprio agio. Il complesso vanta 37 stanze e alcune suites tutte arredate facendo convivere elementi classici con arredi moderni. La più esclusiva è la San Luigi ricavata all’interno della cappella gentilizia da tempo sconsacrata. Ma la nostra visita all’interno di questo Relais è legata all’idea di ristorazione che la proprietà, coadiuvata dal direttore Mauro Tezzo, ha affidato al giovane e talentuoso chef Dennis Cesco.

L’esperienza sul campo del direttore rende ogni giorno sempre più visibile lo sforzo e la cura con la cui tutto lo staff lavora dalla prima colazione (alla carta), al pranzo (formula bistrot) e alla cena che addirittura si sdoppia. Infatti, in ambienti curatissimi, oltre a proporre al bistrot un menu molto legato alla tradizione (la strada del sale e le Langhe), Villa D’Amelia la sera apre le porte del DaMà. Non ci sono differenziazioni, tutto è perfettamente coerente. Ogni piatto viene studiato con la maniacale ricerca delle materie prime, con la cura e l’eleganza delle preparazioni servite. 

Questo scrigno è ben noto da anni agli ambienti della ristorazione d’eccellenza avendo ricevuto una stella dalla guida Michelin con lo chef Damiano Nigro e che nelle mani del suo allievo potrà raggiungere traguardi altrettanto ragguardevoli e prestigiosi. Lo chef Cesco infatti nasce proprio a Villa D’Amelia dove muove i primi passi nel 2013. Lascia le Langhe per 3 anni con il compito di fare esperienza in Francia per affinare la sua tecnica ma soprattutto per acquisire doti di managerialità, dapprima al seguito di Alain Solivérès a Le Taillevent, Chef 2 Stelle Michelin e poi al Pavillon Ledoyen, 3 stelle Michelin sotto la guida di Yannick Alléno. Prima di rientrare in Piemonte completa la sua formazione in terra francese da Christoph Pelé a Le Clarence Paris, 2 stelle Michelin. La sua cucina è pulita ed elegante, fatta di ingredienti con un forte legame al territorio e alla sua storia, accompagnati da salse e fondi tipici della cucina francese. Tre i menu degustazione  per conoscere la cucina di questo giovane chef (classe 1993), ma anche la possibilità di scegliere il menu à la carte concentrando l’esperienza su gusti e abbinamenti più vicini al proprio interesse.

I piatti

La lingua di vitello con patate è geniale. La cura e la gentilezza dedicate alla materia prima rendono il piatto indimenticabile, così come la gallina ripiena che, senza paura, porta la storia di questa pietanza così tanto legata alla tradizione popolare in contesto raffinato senza essere per nulla banale. Poi è doveroso l’assaggio della gallinella pomodoro e zafferano che ci riporta al mare, con stile. Squisita.  Il DaMà è un’esperienza di alta cucina da provare sia, appunto, per la cucina sia per la professionalità e le premurose attenzioni del personale, tutto molto giovane, guidato dallo Chef e ben coordinato da Nicola Masala, il maître-sommelier. Attenta e variegata la carta dei vini che, oltre alle numerose e preziose etichette francesi, presenta un’ottima scelta di vini del territorio, tutti individuati con cura e lungimiranza. Per chi soggiorna, infine, c’è una meravigliosa colazione à la carte, servita in un patio con vista mozzafiato capace nelle giornate limpide di arrivare finanche a Torino, impossibile resistere all’uovo alla benedict o al plumcake con caramello, panna montata e fiocchi di mais, mentre se ci si vuol fermare a pranzo c’è un menu tradizionale ben fatto: imperdibili i Plin ai tre arrosti e i Tajerin al ragù di salsiccia.