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Vino: 5 curiosità sull’Aglianico del Vulture spiegate dall’enologo

di Salvatore Spatafora 14 Luglio 2022 14:00

Abbiamo visitato la Cantina Paternoster e scoperto di più sull’Aglianico del Vulture, vitigno autoctono della Basilicata.

Oggi andiamo alla scoperta dell’Aglianico del Vulture, vitigno simbolo di un angolo magico e nascosto d’Italia, il Vulture, ovvero la parte più a nord della Basilicata che prende il nome da un vulcano spento. L’areale è caratterizzato da un suolo di tufo poroso, generato da un’eruzione di oltre 130 milioni di anni che ha tratto i confini dell’ora esistente DOC Aglianico. Non si può parlare dell’Aglianico del Vulture senza menzionare la famiglia Paternoster, fondatrice dell’omonima cantina nel territorio di Barile (in provincia di Potenza) e depositaria dell’identità di questo vitigno. Fondata nel 1925, in vista del centenario previsto nel 2025, la cantina si affaccia al futuro con tanti nuovi progetti, forte della collaborazione con un’altra grande famiglia del vino italiano, i Tommasi – storici produttori dell’Amarone della Valpolicella – subentrata nel 2016 con la maggioranza: “abbiamo voluto raccogliere la storia, le tradizioni di più di 90 vendemmie – afferma Piergiorgio Tommasi di Tommasi Family Estatesche si intrecciano con la realtà di Paternoster. Questa regione della Basilicata ha un enorme potenziale in costante crescita, tale grazie alla famiglia Paternoster che da ormai più di tre generazioni ha investito nel Vulture. Noi Tommasi siamo fieri di questa collaborazione e di questa unione di intenti, che trova il suo culmine nel trasmettere al mondo la forza di un terroir speciale quale è il Vulture, caratterizzato da suoli vulcanici capaci di dar vita a vini dall’identità ben precisa”. A rappresentare e dare continuità ai Paternoster oggi c’è Fabio Mecca, quarta generazione della famiglia lucana e recentemente vincitore del Premio Gabelli come migliore enologo under 40 anni, che ci racconta 5 curiosità su questo vitigno autoctono. 

Cenni storici

L’Aglianico è una varietà a bacca nera giunta in Italia dalla Grecia: dalla Calabria – c’è ancora qualche traccia nel Pollino – risale fino in Campania, Puglia e Basilicata, passando prima dalla parte del materano e solo successivamente nel Vulture. Proprio qui ha trovato l’optimum da un punto di vista di microclima, ovvero un suolo vulcanico e altimetrie importanti, da 300 fino a 700 metri. L’insieme di queste caratteristiche ha dunque creato il perfetto terroir per avere una varietà molto importante, da composizioni complesse, che regala vini di affinamento con tannini nobili, eleganti e levigati. Diversa è invece la risposta della stessa varietà nel territorio della Daunia, in Puglia, dove presenta note di dolcezza, di frutto, perché non abbiamo quella componente magmatica del suolo e nemmeno le altimetrie (e quindi le escursioni termiche) del Vulture. All’opposto, nella parte taurasina, in Campania, dove invece ci sono altitudini maggiori, dai 700 metri a salire, i tannini sono molto più duri e il risultato è un vino decisamente più austero”.

Caratteristiche

Vitigno di media vigoria, presenta acini dal colore blue-nero dalla buccia medio-spessa, che ha consistenza tenera.⁠ La sua polpa è succosa e scarica di colore.⁠ Il grappolo è di media compattezza, conico/cilindrico e di taglia piccola.⁠ L’Aglianico del Vulture della cantina Paternoster traccia il solco nella storia dell’ultimo secolo di questa varietà autoctona: “è sempre importante mantenere una coerenza stilistica – spiega Fabio Mecca – che fino a oggi ci ha permesso di arrivare alla quarta generazione e avere 22 ettari vitati. La matrice tannica è stata sempre ben presente, non si è mai dovuta nascondere. La presenza di un tannino vellutato, di grande affinamento, ci è sempre dovuta essere. I residui zuccherini sono sempre stati bassi e nello stesso tempo l’utilizzo di legni grandi non ci ha mai abbandonato. Paternoster è dunque sinonimo di botte grande, da 100 anni siamo infatti una delle poche cantine che continua a utilizzare la botte grande in maniera così costante nel tempo.”

Centenario

Nel 2025 l’azienda Paternoster celebrerà 100 anni di storia. “Stiamo lavorando a un progetto importante incentrato sull’accoglienza. Ristruttureremo la villa del Barone Rotondo all’interno della nostra tenuta e qui nascerà un’enoteca dove si potranno degustare e acquistare i vini Paternoster e tutta la linea Tommasi. E poi ancora un ristorante gourmet e tre stanze per gli ospiti. Dal punto di vista produttivo, invece, la ristrutturazione della storica cantina del Barone Rotondo – una vecchia neviera – verrà destinata a luogo di affinamento e degustazione di una nuova riserva a cui stiamo lavorando già da qualche anno e verrà presentata nel 2025″.

Abbinamenti

Aglianico del Vulture, per le sue caratteristiche, si presta ad accompagnare piatti importanti ed elaborati per dare nobiltà alla struttura del vino. Ideale, per esempio, l’abbinamento con le ricette della tradizione contadina lucana a base di ragù di carne, l’agnello al fuoco, il cutturiddu (pecora cotta davanti al fuoco) e il caciocavallo impiccato sul pane”.

Approccio al vino

Chi si approccia per la prima volta all’Aglianico del Vulture, come prima cosa deve tenere presente che si tratta di un vino di grande struttura, quindi non lasciatevi intimidire dal primo sorso. Gli occorre solo del tempo nel bicchiere e vedrete che saprà affascinarvi. Inizialmente potrebbe sembrare spigoloso, sicuramente con il tempo potrà diventare un sorso gentile e molto apprezzato”.