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12 vini da assaggiare assolutamente nell’Alto Casertano

di Claudia Bartoli 15 Ottobre 2022 10:00

Siamo stati nei territori di Galluccio e Terra di Lavoro e abbiamo assaggiato i vini dell’Alto Casertano. Ecco quelli da non perdere.

La storia del vino è antica e coinvolgente: già i romani coltivavano le vigne. Il vino, oltre che simbolo di allegria e condivisione, è anche orgoglio, orgoglio dei singoli territori in cui prende forma perché ne rappresenta e riproduce l’identità e l’essenza. In Italia praticamente ogni regione, dal nord estremo fino al sud più profondo, coltiva uve autoctone che rappresentano le caratteristiche del luogo in cui crescono e quelle che avranno i vini prodotti. Proprio per queste motivazioni, tantissimi comuni del nostro paese festeggiano la vendemmia con una ricorrenza ad hoc, durante la quale si mangia, ci si diverte, ma soprattutto, si beve. Noi abbiamo partecipato alla Rassegna dei vini di Galluccio e Terra di Lavoro, come evento nell’evento, durante la 46esima Sagra dell’Uva di Galluccio, piccolo comune collinare in provincia di Caserta, ma al confine con il Lazio. Ecco quali sono le etichette che dovreste provare per scoprire questo territorio attraverso il vino.

Il territorio

Quella dell’Alto Casertano che comprende, tra gli altri, i comuni di Galluccio, Conca della Campania, Roccamonfina, Tora e Piccilli, Mignano Montelungo e Sessa Aurunca è una zona particolarmente favorevole per ciò che riguarda l’attività vitivinicola, con un clima fresco e un terreno fertile bagnato dalle acque del fiume Garigliano che subisce ancora le influenze del gruppo vulcanico ormai sopito di Roccamonfina.

I vini Doc e IGT dell’Alto Casertano

Nel corso di tre serate e tre masterclass dedicate ai vini Doc e IGT dell’Alto Casertano, abbiamo assaggiato i prodotti di punta vitivinicoli locali e visitato tre delle aziende più rappresentative del territorio, decretando le etichette che secondo noi non si può fare a meno di assaggiare. I vini che rispecchiano le caratteristiche e le qualità del territorio si declinano in: Galluccio Doc, Roccamonfina IGT, Falerno del Massico Doc, Aversa Asprino Doc e Terre del Volturno IGT

Galluccio Doc: Fenena Villa Sorbo

La Doc Galluccio si esprime nelle declinazioni di Rosso, Bianco, Rosato e Rosso riserva. Per questa denominazione, da provare sicuramente il rosato Fenena dell’azienda Villa Sorbo, uno spumante realizzato con metodo Martinotti da uve aglianico che presenta un perlage fine e persistente, molto fresco e dall’ottima acidità.

Falerno del Massico DOC: bianco e rosso

Per ciò che concerne la denominazione Falerno del Massico, erede dall’antico Falernum romano, i vini da assaggiare sono il bianco di Tenuta Bianchini e in rosso di Gennaro Papa. La prima etichetta è una Falanghina in purezza, un vino floreale e fruttato dai sentori esotici, adeguatamente fresco e corposo. Il Falerno rosso, invece, si chiama Campantuono ed è un vino ad alta gradazione alcolica (16.5%) realizzato da uve 100% Primitivo e affinato sia in acciaio che in barrique. Un prodotto più da meditazione che da accostare a un piatto.

Terre del Volturno IGT: Pallagrello bianco

Ultimo, ma non per importanza, tra i vini della denominazione Terre del Volturno IGT, c’è un bianco che non ci si può esimere dall’assaggiare se si decide di fare una sosta nell’Alto Casertano. Stiamo parlando de il Verro annata 2018, un vino realizzato con uve Pallagrello bianco, dai sentori di fiori, frutta secca e erbe aromatiche. È un bianco sapido, persistente e dall’eccellente freschezza.

Azienda Terre di Tora: Adalaris Aglianico 

L’azienda di Antonia D’Amore, nata nel 2014, propone vini del territorio prodotti in questo paese di 700 abitanti. E questo vino, da uve aglianico in purezza, è l’espressione di questa zona al confine tra Lazio e Campania: Adalaris è un vino dai sentori di sottobosco, maturato in barrique per un periodo di 12 mesi, che prende il nome della mamma della produttrice. Equilibrato ed elegante, perfetto da mangiare con un piatto deciso a base di carne.

Porto di Mola: 4 vini da provare

L’azienda Porto di Mola, nata nel 1988 e portata avanti oggi dai discendenti dei fondatori, Antimo Esposito e Antonio Capuano, si estende sul territorio di due diversi comuni nella zona di Galluccio. Con la guida dell’enologo e agronomo di Porto di Mola, Arturo Erbaggio, abbiamo scelto quattro etichette che ben rappresentano la produzione dell’azienda. La prima è il loro Aglianico Roccamonfina IGP Peppì, un rosso allegro e fruttato che prende il nome dal fondatore Peppì Esposito. Lievemente tannico e molto persistente, con note olfattive di violetta, marmellata di more, cuoio e tabacco, questo vino è perfetto da sorseggiare insieme a un piatto di carne o a un primo sugoso.

Il secondo rosso è l’Aglianico Roccamonfina Rosso IGP Camporoccio. Prodotto con uve Aglianico Clone Taurasi, Montepulciano e Camaiola, le sue note olfattive richiamano la cannella, il mirtillo, il lampone e l’amarena. Per quanto riguarda i bianchi, da provare assolutamente il Risiera Coda di Volpe, un vino fruttato e gradevole dal finale lungo e sapido, realizzato con uve autoctone Coda di Volpe. Infine, Acquamara, una Falanghina Roccamonfina IGP, realizzata con un blend Falanghina Clone Beneventana 70%, Fiano 15%, Greco 15%. Il vino, dopo la fermentazione, viene affinato per 6 mesi in botti di legno e l’annata 2019 è caratterizzata da un sapore fresco con note fruttate piacevolmente fuse a un sentore di vaniglia.

Cantina Telaro: 3 etichette da assaggiare

Di Telaro, altra azienda vitivinicola a conduzione familiare, fondata alla fine degli anni ’80 nella zona di Terra di Lavoro, il consiglio è assaggiare, per prima cosa, la Falanghina IGT Roccamonfina Eli Zambrotta 2020. Uve in purezza dal finale sapido, questo bianco viene affinato in acciaio e ha chiari sentori di frutta a polpa bianca sia al naso che al palato. Per i rossi consigliamo un Calivierno IGT Roccamonfina, da uve Aglianico (70%) e Casavecchia, un vitigno tipico della zona. Calivierno è un vino equilibrato dal punto di vista tannico con sentori di frutti rossi, fresco e morbido al palato. Infine, da provare, un bianco Irpino strutturato e dal bouquet complesso: il Fiano IGT Roccamonfina delle Cinque Pietre, con sentori che spaziano dalle note floreali agrumate e di frutta gialla per chiudere, al sorso, con un finale tostato.