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La cucina italiana patrimonio dell’UNESCO: succederà?

di Lorenza Fumelli 27 Marzo 2023 10:34

La Cucina italiana è stata candidata a Patrimonio dell’Unesco dai ministri Francesco Lollobrigida e Gennaro Sangiuliano, affianco alle cucine già patrimonio quali Corea, Giappone, Francia e Messico. Lo sapremo nel 2025.

Se ne parla già da qualche anno e sembra che il momento sia arrivato: la Cucina italiana è stata candidata a Patrimonio dell’Unesco. L’idea è stata avanzata dai ministri dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ad approvare la candidatura ci ha pensato la Commissione nazionale presieduta da Franco Bernabè. Quindi è stato aperto un dossier che sarà presentato dal ministero degli Esteri all’Unesco. L’iter di valutazione dovrebbe concludersi nel 2025. “È una decisione che valorizza quello che consideriamo un patrimonio nazionale di moltissimi italiani, non solo quelli in Italia ma anche i 70 milioni di italiani che vivono all’estero e tutti gli stranieri che amano lo stile italiano” è il commento del Ministro Sangiuliano alla proposta. Ma entriamo nel dettaglio.

Cos’è L’Unesco

Ogni tanto vale la pena ricordare di cosa si parla quando si parla di UNESCO. Si tratta dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ed è stata istituita a Parigi il 4 novembre 1946. I suoi principi si basano sull’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni, al fine di “assicurare il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione”. Tra gli obbiettivi dell’Unesco c’è promuovere l’educazione dei bambini, proteggere i siti di eccezionale valore e bellezza, prevenire le catastrofi ambientali attraverso il sostegno alla comunità scientifica, proteggere la libertà di espressione e la dignità umana.

La candidatura all’Unesco della cucina italiana

Sembra che tutta la questione sia nata da un moto d’orgoglio da parte del ministro Lollobrigida (nella foto sopra) che ha sottolineato come “senza nulla togliere alle cucine messicana, francese, giapponese e coreana, credo che quella italiana non abbia rivali”. Sulla questione rivalità, da queste parti, non siamo d’accordo. Sono tutte cucine tradizionali di valore e non c’è una gara tra loro. Ci sono molte tradizioni eccellenti, inclusa la nostra. Il ministro però è convinto che, almeno fino ad oggi, non sia stato fatto il massimo possibile per promuoverne la complessità “fatta di sistema di valori che nella nostra nazione nel tempo si sono andati consolidando”. Vediamo nel dettaglio cosa viene scritto nella candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio dell’Unesco.

Il contenuto della candidatura

Nel testo della candidatura della Cucina Italiana a patrimonio Unesco si parla di ruoli di famiglia, di eccellenza dei prodotti e del lavoro dei produttori, fino all’arte del tramandare saperi e gesti della nostra cultura, nell’incredibile biodiversità di ingredienti e di culture regionali. Ecco qualche estratto.

La cucina di casa italiana è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità, basati sul concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto. In Italia cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici (quando si cucina in casa) o degli avventori (quando si cucina al ristorante), è il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi: dalla tavola delle famiglie arriva a quelle dei ristoranti e viceversa, dalle precedenti generazioni arriva alle nuove. La cucina italiana è un mosaico dei tanti saperi locali, che, senza gerarchie, la declinano e la connotano. E’ una pratica che fa stare bene, che serve a definire la qualità della vitaLa pratica del cucinare è una manifestazione di creatività e una forma di tutela della biodiversità perché basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzo del cibo avanzato, sui prodotti stagionali e territoriali.

Le 3 comunità emblematiche per la candidatura

3 sono le comunità cosiddette emblematiche che avranno il ruolo di interfacciarci con L’Unesco per rispondere alle loro domande. Nel dettaglio:

  1. Fondazione Casa Artusi – Fondata nel 2007 con l’obiettivo di promuovere la cucina di casa italiana come declinata da Pellegrino Artusi, con manifestazioni culturali, eventi, conferenze, corsi dedicati all’elemento e destinati a curiosi, appassionati, amatoriali e professionisti.
  2. Accademia italiana della Cucina – Fondata nel 1953 da Orio Vergari, è un’associazione culturale il cui scopo è quello di salvaguardare, insieme alle tradizioni della cucina italiana, la cultura della tavola.
  3. La Cucina Italiana – Rivista fondata nel 1929 dalla coppia di coniugi Umberto Notari e Delia Pavoni, la Cucina Italiana è divenuta negli anni lo spazio culturale in cui la pratica della cucina di casa ha trovato dimensione e risonanza, consentendo di unirla a quella dei grandi ristoranti.

Le reazioni degli chef: Massimo Bottura

Sono state tante le reazioni degli chef, da Carlo Cracco a Niko Romito, tutte egualmente entusiaste di questa iniziativa di Ministri. In particolare ecco la dichiarazione di Massimo Bottura, alfiere indiscusso della cucina italiana ai più alti livelli internazionali:

“Quando la Tradizione è viva, si fa Storia e la Storia è il nostro Patrimonio. La cucina è un’ambasciatrice privilegiata, perché nutre due volte, il corpo e la mente – è il messaggio video del famoso chef stellato Massimo Bottura, dopo l’annuncio da parte del governo della candidatura Unesco della cucina italiana -. Grazie alla qualità del nostro artigianato, della nostra agricoltura, della nostra cucina l’Italia ha raggiunto e fatto innamorare tutto il mondo. Il mondo viene a noi, curioso ed appassionato. Si arriva in Italia con l’impazienza di visitare e sperimentare in prima persona le nostre meraviglie. Il lavoro quotidiano dei nostri artigiani, agricoltori, allevatori, tiene vivo il fuoco, alimenta la tradizione italiana diffondendola fuori porta, come facevano le botteghe rinascimentali arrivate idealmente fino a noi. I nostri ristoranti sono come botteghe rinascimentali contemporanee: facciamo cultura, siamo ambasciatori della nostra agricoltura, abbiamo sviluppato un turismo eno-gastronomico straordinario, facciamo formazione e dall’Expo abbiamo sviluppato progetti sociali coinvolgendo il mondo intero, grazie a Food for Soul”

Quali sono le cucine internazionali patrimonio dell’Unesco?

Le cucina che già sono state riconosciute come patrimonio dell’Umanità sono la Giapponese, Messicana, Coreana e Francese. La nostra cucina è stata considerata e valorizzata all’interno del più vasto concetto di cucina Mediterranea, anch’essa patrimonio dell’Unesco. C’è senza dubbio una differenza tra i due concetti: la cucina Mediterranea è uno stile di alimentazione presente i tutto il bacino Mediterraneo che vede molti tratti in comune tra le culture che lo popolano. La cucina italiana però è qualcosa di molto più ampio e complesso, basti pensare alle vari cucine regionali, motivo per cui meriterebbe anche una considerazione univoca.

Quali sono i cibi già patrimonio dell’Unesco?

In attesa di vedere inserita tutta la Cucina Italiana, al pari di Messico, Francia, Corea e Giappone, ecco l’elenco del 19 cibi e gesti legati alla gastronomia mondiale già protetti da questa Organizzazione:

  1. Il cous cous
  2. Il kimchi (cucina coreana)
  3. La birra belga
  4. Il pasto alla francese
  5. Il lavash (cucina armena)
  6. Lo nsima (cucina africana di Malawi)
  7. Lo street food di Singapore
  8. La pizza napoletana
  9. La dieta mediterranea
  10. La dieta washoku (giapponese)
  11. Il Borcht ucraino
  12. La baguette francese
  13. La conoscenza dei maestri del rum chiaro cubano
  14. L’harissa marocchina
  15. La lavorazione e le pratiche sociali delle cerimonie del tè in Cina
  16. Le pratiche sociali e le tecniche dell’acquavite serba
  17. L’Al-Mansaf, il piatto tipico giordano
  18. Lo stile di vita degli apicoltori sloveni
  19. Cultura di Çay  simbolo di identità, ospitalità e interazione sociale in Azerbaigian e Turchia

Conclusioni

Per noi la questione di ottenere questo riconoscimento è lungi dall’essere una gara con Francia, Giappone, Corea e Messico. Personalmente, sono una fan di tutte le cucine del mondo, qualcuna più delle altre, ma molte, Italia compresa, straordinariamente ricche di ingredienti, tecniche e tradizioni. L’augurio quindi è che ci venga assegnato questo riconoscimento, che si andrà ad aggiungere – va detto – al valore che già il mondo intero attribuisce alla nostra cucina.