Antonello Colonna spiega come il Green Pass sia un vero e proprio “atto civile” per garantire la propria sicurezza e quella dei clienti.
Tra poco meno di un mese il Green Pass diventerà obbligatorio anche per chi lavora in bar e ristoranti. E nel mondo della ristorazione alcuni sono in disaccordo, mentre c’è chi è completamente a favore di questo provvedimento. È il caso di Antonello Colonna, cuoco, imprenditore, ristoratore e albergatore, che promette di licenziare i propri dipendenti sprovvisti di Green Pass.
Green Pass come atto civile
“Se entro il 15 ottobre i miei dipendenti non avranno il green pass li licenzierò. Non ci sono santi e gliel’ho detto” spiega in modo chiaro e deciso Antonello Colonna che definisce questo provvedimento come un “atto civile”. Secondo molti, il Green Pass non è discriminatorio, ma uno strumento di protezione verso i clientiDurante i dibattiti sul vaccino lo chef è stato da sempre a favore del Green Pass e le ultime dichiarazioni ne sono una conferma: “Il mondo è cambiato e non da oggi: sono anni che i biglietti per andare allo stadio li compri online fornendo i tuoi dati e, se al tornello il ticket non funziona, non entri. – spiega lo chef nell’intervista rilasciata all’Adnkronos – Stessa cosa per prendere il treno: c’è nome e cognome sul biglietto e se oggi chiedono anche il green pass fanno bene. Stessa cosa accade da sempre negli hotel quando ti registrano al check-in. Quando mai qualcuno ha preteso di entrare senza documenti? I miei clienti si sentono tutelati grazie al certificato verde, da noi non ci sono stati problemi di salute e non lo vedo discriminatorio richiederlo. Noi ristoratori siamo una sorta di protezione civile e apportiamo un beneficio per la salute pubblica”.
Non tutti però sono della stessa opinione di Colonna. C’è chi come Gianfranco Vissani pensa che “il certificato verde è incostituzionale e non è altro che un modo per controllarci” o chi è contro ma in modo meno deciso come Joe Bastianich che dichiara di essere vaccinato ma spiega che questa “è una scelta personale, non possiamo obbligare anche gli altri a farlo“.