La Cina accusata di furti di pesce e di mettere a rischio la sostenibilità oceanica
Negli ultimi 20 anni, la Cina ha costruito la più grande flotta peschereccia d’altura del mondo con quasi 3.000 navi: ma cosa succede adesso?
L’esaurimento degli stock di pesce nelle proprie acque costiere e il desiderio di manifestare la propria potenza economica globale sono i motivi che incoraggiano la Cina a pescare in qualsiasi oceano del mondo su una scala che, come scrive il New York Times, “fa impallidire le flotte di alcuni Paesi limitrofi”. L’impatto della pesca cinese, sempre più avvertito dall’Oceano Indiano al Pacifico meridionale, dalle coste dell’Africa a quelle al largo del Sud America, suscita infatti proteste diplomatiche e legali un po’ ovunque: la flotta è stata persino collegata ad attività irregolari. Tra queste, l’invasione delle acque territoriali di altri Paesi e la cattura di specie in via di estinzione. Secondo quanto riportato dal Times, nel 2017 “L’Ecuador ha sequestrato una nave mercantile refrigerata, la Fu Yuan Yu Leng 999, che trasportava un carico illecito di 6.620 squali, le cui pinne sono considerate una prelibatezza proprio in Cina”.
Ma un altro problema legato alla pesca cinese, tanto importante quanto quello dell’illegalità, riguarda la sostenibilità. Nell’estate del 2020, il gruppo di conservazione Oceana ha contato quasi 300 navi cinesi che operavano vicino alle Galápagos, appena fuori dalla zona economica esclusiva dell’Ecuador. Un pescatore ha rivelato “Il nostro mare non regge più questa pressione perché la presenza di così tante navi cinesi ha reso più difficile la pesca nelle acque territoriali dell’Ecuador, patrimonio mondiale dell’Unesco che ha ispirato la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin”. E ha aggiunto “Le flotte industriali stanno facendo razzia e temiamo che in futuro non ci sarà più pesca. Neppure la pandemia li ha fermati”. Entrando più nel dettaglio della questione, sono i calamari la specie più a rischio. Molte delle navi cinesi sono state progettate appositamente per la pesca di questi molluschi e, come sottolinea sempre il Times, “Ci sono già preoccupanti segnali di diminuzione delle scorte che potrebbero prefigurare un più ampio collasso ecologico”. Pertanto, per proteggere l’ecosistema e difendere le economie di questi Paesi, Duncan Currie, avvocato ambientale internazionale che fornisce consulenza alla Deep Sea Conservation Coalitionnon, ha sottolineato “Non resta che provare a convincere la Cina che anche lei ha bisogno di garantire la sostenibilità a lungo termine delle risorse oceaniche perché la disponibilità di pesce non sarà illimitata”.