La produzione di cibo in Italia a rischio: Coldiretti lancia l’allarme
Coldiretti e Filiera Italia lanciano l’allarme sulla produzione di cibo del nostro Paese: il crollo stimato è del 30%.
La ridotta disponibilità di concimi nei campi a causa dei rincari e la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari sono i motivi che hanno spinto Coldiretti e Filiera Italia a lanciare l’allarme sulla produzione di cibo, che rischia di crollare fino al -30%. Vediamo meglio qual è la situazione.
Gli acquisti italiani dei concimi, la cui produzione mondiale è concentrata in Russia e Bielorussia ed è strettamente legata al costo del gas, hanno subito tagli così significativi da mettere in difficoltà la produttività di numerose coltivazioni. Secondo le due associazioni adesso è diventato più che mai necessario promuovere l’utilizzo di fertilizzanti organici, in particolare del digestato, ottenuto dalla produzione di energie rinnovabili come biogas e biometano. Ma sono anche le ultime misure suggerite dall’Unione Europea per ridurre l’utilizzo dei prodotti fitosanitari nelle campagne che rischiano di lasciare le nostre coltivazioni senza mezzi di difesa rispetto a parassiti e batteri (che si sono moltiplicati a causa dei cambiamenti climatici). Secondo le stime, se non si interviene al più presto, la produzione italiana di mele e pomodori potrebbe calare del 20%, quella dell’uva del 24%, quella degli agrumi del 12% e quella delle olive addirittura del 40%.
Durante l’incontro a Bruxelles con la Commissione Europea, Coldiretti e Filiera Italia hanno evidenziato l’inaccettabilità di questa situazione che vede proprio il nostro Paese tra quelli più penalizzati. Ammettendo dei limiti che non sono sostenibili economicamente e che porterebbero al vero e proprio abbandono della produzione, la sostenibilità si sta trasformando in un approccio punitivo verso i nostri agricoltori. Con la crisi energetica che rischia di travolgere il sistema produttivo nazionale ed europeo, le associazioni italiane hanno chiesto all’Ue una riposta comune. La loro proposta? La creazione di un nuovo Pnrr, un fondo Next generation 2 sul modello di quello adottato per la Pandemia, con misure finanziate dal bilancio europeo. E non solo. Anche la scelta di un tetto sul prezzo di tutto il gas che entra nel vecchio Continente, non solo quello russo, incentivando al contempo l’installazione dei pannelli fotovoltaici per stimolare la produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole. A conclusione dell’incontro, sono stati messi in evidenza anche i pericoli del Nutriscore, quel sistema allarmistica di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti per informare sul contenuto di grassi, zuccheri o sale. Sistema che, paradossalmente, si è rivelato fuorviante, discriminatorio e incompleto e che finisce per escludere dalla nostra dieta alimenti sani e naturali, presenti sulle tavole da secoli. Il modo più corretto per garantire trasparenza ai consumatori e per tutelare il sistema agroalimentare europeo sarebbe invece l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta su tutti i cibi. “C’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione” hanno affermato proprio Coldiretti e Filiera Italia, pronte a tutelare l’ambiente, proteggere la biodiversità del nostro patrimonio produttivo e contrastare la concorrenza di quei prodotti extracomunitari che non rispettano nessuna regola e non sono controllati.