Piatti da leggere: le pietanze più evocative in letteratura

    Il cibo, come tutti sappiamo, è presente in molti ambiti: arte, storia, religione, società e, non da ultimo, letteratura. Soprattutto nell’ultimo caso il rapporto si fa molto complesso e articolato assumendo, a volte, sfumature particolari che ci offrono differenti punti di riflessione. In questo particolare legame sono presenti anche piatti famosi o che fanno parte della tradizione, e sono proprio questi ultimi i protagonisti della nostra riflessione e selezione. Il cibo ha, in fondo, una funzione sociale: un’affermazione forse scontata e generale ma che ha numerosi esempi in letteratura.

    1. Tra questi indubbiamente spicca il plum pudding che  conclude la cena descritta da Thomas Mann nel quinto capitolo de I Buddenbrook. Un banchetto organizzato per celebrare l’ascesa della famiglia nell’alta società di Lubecca, la capitale della potente e conosciuta Lega Anseatica. Ma il banchetto è, al tempo stesso, la celebrazione dei riti e delle tradizioni di una società vuota che ha perso i propri valori e si aggrappa a retaggi materiali che hanno scarso significato. Tutto ciò trova il suo culmine, potremmo dire, nel plum pudding (o in tedesco pletten pudding), un dolce molto conosciuto e apprezzato riservato per le feste importanti come il Natale e molto amato dai bambini perché, dopo essere stato inzuppato nel liquore, è incendiato.
    2. Un simile richiamo potrebbe essere fatto nel profumato e desiderato timballo di maccheroni narrato ne Il Gattopardo da Giuseppe Tomasi di Lampedusa e utilizzato come simbolo di una società ancorata a retaggi culturali vecchi di secoli che si materializzano in una proposta gastronomica che ha tutto il gusto di un Medioevo che dovrebbe essere ormai superato da tempo.
    3. Il cibo è anche veicolo di scoperta e cambiamento, mezzo attraverso cui si ha piena coscienza della bellezza dei rapporti umani e, al tempo stesso, delle grandi sensazioni che può offrire un piatto. Un esempio che mi viene alla mente sono le quaglie en sarcophage narrate nel racconto di Karen Blixen da cui, tra l’altro, il regista Gabriel Axel fece un film nel 1987, Il Pranzo di Babette.
    4. Ma il cibo nella letteratura potrebbe essere anche un veicolo di unione geografica e culturale. Se nominassimo infatti il coniglio stufato, voi probabilmente pensereste a uno dei tanti paesi del Nord o Centro Italia in cui, con infinite varianti, è proposta questa pietanza. Invece lo sapevate che Ernest Hemingway in Per chi suona la campana fa preparare questo piatto a uno dei suoi personaggi? Un bell’esempio di cucina senza frontiere.
    5. Infine, ma non per ordine di importanza, il cibo è veicolo di sentimenti ed emozioni e mezzo per conoscere l’altro. Aimee Bender in L’inconfondibile tristezza della torta al limone ne è un esempio: nel libro cibo e sentimenti si fondono, il consumo del primo permette alla giovane protagonista, attraverso uno strano potere, di conoscere i sentimenti e gli stati d’animo di chi l’ha  preparato facendole conoscere aspetti celati della sua famiglia che mai si sarebbe immaginata, un caso significativo che rientra bene nell’espressione il cibo trasmette sentimenti.

    Un mondo articolato e avvincente quindi, che unisce una gustosa forchettata a una pagina scritta, analizzando e proponendo differenti aspetti della realtà. Quali sono i vostri piatti preferiti della letteratura?

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