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La rinascita del Vermouth (e 10 etichette da assaggiare)

di Raffaella Galamini 28 Gennaio 2021 15:00

Il vermouth potrà sembrare un liquore vintage, ma negli ultimi anni come amari e gin sta tornando alla ribalta: ecco 10 etichette da assaggiare.

Il vermouth sta vivendo una seconda giovinezza. Il vino aromatizzato creato da Antonio Benedetto Carpano nel 1786 a Torino e chiamato con il nome vermut, termine tedesco per indicare l’artemisia maggiore, è quanto mai proiettato verso il futuro. Ha ottenuto il riconoscimento dell’IGP sull’onda del disciplinare del Consorzio del Vermouth di Torino costituito circa 2 anni fa. Seguendo l’esempio del gin che in questi anni ha fatto passi da gigante, i vermouth italiani si sono riscoperti protagonisti di un movimento che non tralascia ormai nessuna regione. Accanto ai marchi storici ecco quindi affacciarsi sul mercato nuovi prodotti dal Veneto alla Puglia per un vermouth che nulla ha da invidiare all’antenato torinese.

  1. Egnazia Vermouth Rosso. Il primo vermouth made in Puglia. Egnazia Vermouth Rosso nasce da un vino Verdeca Igp Puglia, vendemmiato in Valle D’Itria nel 2018, e da un mix di erbe e spezie che non fanno certo rimpiangere i profumi della macchia mediterranea: spiccano le note di timo, lavanda, rosmarino, scorze di agrumi del Gargano e di ulivo che fa tanto Puglia. Una produzione che arriva direttamente da Borgo Egnazia, il celebre resort di lusso.
  2. Gran Bassano Poli. La premiata distilleria artigianale Poli 1898 continua a stupire con nuove proposte e ricette di famiglia che fanno la differenza. E’ il caso del ricettario di Giobatta Poli, riproposto dal pronipote Jacopo per creare i Gran Bassano, vermouth rosso e bianco. Il Gran Bassano Rosso è a base di Merlot, coltivato fin dalla fine dell’800 a Bassano. Oltre venti botaniche, fra cui spiccano il cardo santo e l’achillea muschiata. Il Gran Bassano Bianco è a base di Vespaiolo, vino bianco da uve native della locale Doc e da oltre venti botaniche: dal biancospino al sambuco.
  3. Vermouth Leardini. Un altro liquorificio giunto alla quarta generazione: Leardini da Affile, provincia di Roma, produce il suo vermouth con il pregiato vino cesanese dell’entroterra laziale. Si tratta di una rivisitazione di una ricetta originale d’inizio Novecento. Un prodotto dal colore rosso rubino e dal gusto deciso dato dal raddoppio della dose di china, di assenzio e di scorza di arancia.
  4. Vermouth del Mugello. Il Vermouth del Mugello rilancia: dopo la versione Oro a base di Vermentino con 14 botaniche in cui si fanno notare le scorza d’arancia e lo zafferano, la cannella, la genziana ecco il Cremisi. Un vermouth rosso a base di vino del Chianti con 14 spezie infuse e senza aggiunta di caramello. Una produzione made in Tuscany ancora di nicchia, per intenditori.
  5. Vermouth Domenis 1898. Alla storica azienda friulana Domenis 1898 la voglia di sperimentare certo non manca: ecco quindi che per la sua incursione sul fronte dei vini aromatizzati si fa in tre. Una proposta tripla che risponde ai nomi, rigorosamente in friulano, di: Blanc, Ros e Rosè. Da bere anche lisci, magari con un po’ di ghiaccio e una fetta d’arancia.
  6. Vermouth del Professore. Il Vermouth del Professore è frutto di una azzeccata collaborazione tra l’Antica Distilleria Quaglia e il Jerry Thomas, lo speakeasy romano che guida l’avanzata della mixology italiana. Un prodotto declinato in tre versioni: classico, rosso e chinato. Il Vermouth del Professore Superiore l’unico al mondo a base di Barolo, ha invece vinto la medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles – Spirit Selection 2020 a fine anno.
  7. Vermouth Bagascio. Rosso e Bianco o meglio Giancu, Andrea Bruzzone Vini e Opificio Clandestino degli In-fusi per i loro vermouth hanno puntato a recuperare profumi e sapori di un tempo lontano partendo dalla provincia di Genova. Ecco quindi le migliori erbe e spezie e i frutti che si sposano alla perfezione alla botanica di base: l’artemisia. Il nome U Bagascio nasce proprio dall’idea di voler accontentare un po’ tutti.
  8. 721 Vermouth Dibaldo. Il profumiere liquorista, Baldo Baldinini, non smette mai di far sognare. Nel suo Olfattorio alle porte di Rimini ha prodotto 721 un vermouth a base Sangiovese e Cabernet Sauvignon dal profumo inebriante. I sentori di frutti di bosco e selezionati assenzi innamorano, le spezie continentali a corteccia, con note di vaniglia e pasticceria, miele d’acacia e viola lasciano il segno per un “Vermouth fuori dai binari”. Dibaldo non usa additivi chimici, né caramello o zucchero bruciato.
  9. Silvio Carta Vermouth. La ben nota Vernaccia di Oristano Doc prodotta da Silvio Carta e dal figlio Elio nell’azienda di famiglia a Baratili San Pietro si sposa alla perfezione con l’idea di un vino aromatizzato. Nascono così il Vermouth Rosso e il Vermouth Servito, abili a recuperare tradizioni e ricette della famiglia Carta e ad esprimere quella sardinitudine che è ormai il marchio di fabbrica dell’azienda.
  10. La Valdôtaine Verney. Una piccola distilleria di montagna fondata nel 1947 a Saint Marcel. La Valdôtaine trasforma erbe, radici, bacche, farri, fiori, frutti in infusi, distillati, liquori e vini aromatizzati, fedeli testimoni del territorio valdostano. Il Vermouth Verney si ispira a una ricetta risalente alla fine dell’Ottocento e attribuita a l’Abbé Edouard Berard, dove spiccano vino di montagna, parietta (santoreggia) e benefort (assenzio maggiore). Nasce così un vermouth che sa mettere tutti i profumi alpini della Val d’Aosta nel bicchiere.