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A EurHop Roma Beer Festival oltre 800 etichette del Made In Italy

di Asia Torreggianti 5 Ottobre 2023 11:00

Dal 6 all’8 ottobre 2023, presso il Salone delle Fontane all’Eur, prederà luogo la nona edizione di EurHop Roma Beer Festival, il Salone Internazionale della birra artigianale. Saranno 100 i birrifici a partecipare, sia italiani che internazionali, mentre le birre più di 800. Gli appassionati che si uniranno alla manifestazione potranno degustare i frutti di differenti lavorazioni applicate dei maestri birrai. D’altronde, il mondo brassicolo contemporaneo è sempre in continua evoluzione.

Appassionati del mondo brassicolo, e non, l’EurHop Roma Beer Festival quest’anno punta alla produzione tricolore e alle sue novità. In primo piano l’ingegno artigianale e la fervente dedizione dei maestri birrai; per l’occasione, infatti, il Salone delle Fontane dell’Eur si trasforma in uno spazio affascinante dove vivere un’esperienza unica e arricchire il proprio bagaglio culturale. Saranno presenti due banconi di 45 metri ciascuno, con oltre 400 spine, dove si alterneranno le migliori proposte – variegate – provenienti da diverse regioni, tra cui il Veneto, la Sicilia, il Lazio, la Liguria, l’Umbria e la Toscana. Questa fitta selezione non poteva che essere curata da Manuele Colonna.

Il grande ritorno alle birre meno amare

Il Salone delle Fontane, nel cuore dell’EUR, incornicia uno degli eventi più attesi dell’anno. Proprio in questo contesto non si può che notare un fil rouge che accomuna la maggior parte delle offerte inedite. Dopo anni in cui le birre IPA e APA, con il loro tratto distintivo e l’influenza americana, hanno dominato la scena, recentemente si sta offrendo un’alternativa, con birre dal profilo meno amaro, più leggere e con una gradazione alcolica medio-bassa. Questi stili includono le Pale Ale, le Bitter, le Mild, le Session IPA di ispirazione inglese, e le Keller e le Helles di tradizione tedesca.

L’industria della birra artigianale in Italia

Dare spazio, nel Salone principale di EurHop, soltanto a birrifici e microbirrifici italiani vuol dire tendere una mano agli imprenditori brassicoli nostrani, già messi a dura prova dalla crisi energetica e delle materie prime; ma vuol dire anche sottolineare che le birre italiane non hanno assolutamente nulla da invidiare alle più note produzioni inglesi e tedesche, ad esempio, che vantano una tradizione birraria plurisecolare. La birra artigianale italiana e le sue materie prime hanno ormai una qualità altissima e sono apprezzate in tutta Europa, come dimostrano i premi vinti costantemente dai nostri birrai nei festival di tutto il mondo.

Così commenta Luca Migliorati, uno dei promotori del Festival. D’altronde, nonostante la crisi economica, l’instabilità energetica e i disagi causati dalla pandemia, il comparto della birra artigianale in Italia continua a prosperare. Negli ultimi vent’anni, la crescita è esplosa, superando la soglia dei 500 mila ettolitri l’anno e conquistando una quota di mercato pari al 3,3% dell’intero settore. Questi dati impressionanti testimoniano la forza di questa industria, che attualmente conta più di 1200 micro birrifici e offre occupazione a oltre 93mila lavoratori, sia diretti che indiretti. Tuttavia, i birrifici artigianali non sono stati immuni dalle sfide economiche, in particolare dall’incremento dei costi energetici (+180%) e delle materie prime per l’imballaggio (+30%). L’ulteriore complicazione è data dalla prossima scadenza, fissata per il 31 dicembre, della riduzione delle accise per i micro birrifici, secondo quanto riportato dal Consorzio Birra Italiana.

I birrifici agricoli

I birrifici agricoli costituiscono un segmento importante all’interno dell’industria (circa il 23%) della birra artigianale. Rispetto ai tradizionali possiedono un valore aggiunto: sono essi stessi produttori delle materie prime utilizzate nella produzione. La loro crescita è motivata sia da ragioni economiche che da una spinta identitaria. Gli incentivi fiscali contribuiscono a migliorare la situazione finanziaria delle aziende, oltre al vantaggio dei costi inferiori associati a risorse come l’orzo, rispetto a quelle importate dall’estero. Inoltre, c’è un forte interesse nel valorizzazione il territorio, le componenti essenziali locali conferiscono profumi, sapori e aromi distintivi, distinguendosi anche a livello internazionale.

Conclusione

Detto ciò, purtroppo, non è tutto rose e fiori. Infatti, il cambiamento climatico sta influenzando significativamente anche l’industria della birra artigianale, sia a livello nazionale che globale. Per il quinto anno consecutivo, stiamo assistendo a una crisi nell’approvvigionamento di orzo e di alcune varietà di luppolo. Le temperature elevate e le piogge irregolari, quando si verificano, sono eccessivamente abbondanti, e mettono a rischio alcune varietà. Questo scenario porterà inevitabilmente a variazioni drastiche: alcune tipologie di birra potrebbero non essere più prodotte nei prossimi anni, a causa della mancanza di materie prime originarie. Sarà quindi necessario adattarsi a questa nuova realtà, e considerare valide alternative per mantenere a un buon livello sia la diversità che la qualità. Ma questo i mastri birrai lo sanno già e lo stanno dimostrando.