Quando la frutta fa male (?)
Una mela al giorno toglie il medico di torno, ma siamo sicuri che mangiare frutta faccia sempre bene? Ecco 5 situazioni in cui la frutta non è l’ideale.
Saporita, colorata, gustosa, la frutta contiene generalmente una buona quantità di carboidrati, qualche proteina e (con alcune irresistibili eccezioni) pochi grassi; sono poi importanti gli apporti di fibre, ci sono momenti in cui è preferibile evitare la frutta o ridurne l'utilizzo vitamine, antiossidanti, sali minerali. Si mangia cruda o cotta, ma anche trasformata: composte, marmellate, gelatine, sorbetti, succhi. È protagonista assoluta di numerosi dessert, fin dal Medioevo si incontra in moltissimi piatti salati. Ma non è detto che faccia bene come sembra. Sappiamo cosa state pensando: la carne no, il pesce è inquinato, la pasta poca, il formaggio è una droga, la pizza è bruciata… e adesso pure la frutta? In realtà, come per tutto, dobbiamo solo mettere qualche limite; ci sono momenti in cui è preferibile evitare la frutta o ridurne fortemente l’utilizzo. Ecco 5 situazioni in cui la frutta può far male.
- Dopo i pasti. Molti di noi, avidi di spazzolarsi una Sacher intera subito dopo cena, compiono un insanabile lavoro con se stessi e ripiegano, quando vincono, su un frutto ben lavato e tagliato a spicchi. Altri concludono semplicemente i pasti con un frutto. Questa abitudine, che sembra genuina e salutare, ha tutto sommato delle controindicazioni. Un mandarino è sempre meglio di un’intera torta a tre strati, ma la frutta, accompagnata ai pasti principali, può notevolmente innalzare il livello di zuccheri, causando picchi glicemici e scompensi annessi. I momenti privilegiati per mangiare frutta sono al mattino, a colazione o come snack, o per merenda, comunque come spuntino svincolato dal pasto. La frutta potrebbe anche affaticare il processo di digestione, sia per la sua propensione a fermentare, sia perché spesso è acida.
- Di sera. Tra i caratteri benefici della frutta possiamo riconoscere la sua capacità di accelerare il metabolismo, in virtù di importanti proprietà energetiche. Per questa ragione, ancora una volta, sarebbe meglio consumarla quando siamo attivi, quando abbiamo ancora qualche azione da compiere, invece che subito prima di crollare sul divano o trascinarci bocconi fino al letto. Il fruttosio presente nella frutta viene trasformato nell’organismo in glucosio: bisogna assicurarsi di poter consumare questo apporto energetico, per evitare di agglomerarlo nel corpo e ritrovarselo – è inevitabile – sotto forma di grasso.
- Abbinamenti sbagliati. Se sfruttiamo gli insegnamenti del regime crudista, la frutta ha modalità d’impiego rigorose che contribuiscono a farci assumere le sostanze benefiche e a ridurre al minimo gli eventuali effetti sgraditi. Ad esempio, se i meloni vanno mangiati sempre da soli, frutti dolci e frutti acidi non andrebbero mai combinati. Per non affaticare ulteriormente l’apparato digerente e tenere sempre sotto controllo gli effetti degli zuccheri, proviamo a tenere da una parte banane, uvette, datteri o mele, pesche, albicocche secche, e dall’altra kiwi, agrumi, pomodori, fragole.
- Patologie. In stati di malattia o patologie gravi, bisogna sempre far riferimento al proprio medico; sebbene siano chiamati dottori, i laureati in lettere non hanno nessuna competenza per esercitare la professione; ci limitiamo qui a porre qualche questione di carattere generale. In molti casi, infatti, la frutta ha delle controindicazioni di cui dobbiamo tener conto, spesso insospettabili. Ad esempio, il pompelmo interferisce con l’azione di molti medicinali, quali antibiotici, antistaminici e ansiolitici. Chi soffre di diabete deve osservare con disciplina la quantità di zuccheri contenuti in ogni frutto, adattandone il consumo al proprio andamento glicemico: saranno relegati a rarissime trasgressioni fichi, uva, frutta secca, frutta sciroppata, mentre si consumeranno con moderazione agrumi, mele, frutti di bosco, pesche. Chi lamenti gastrite e reflussi, dovrà premurarsi di eliminare dalla propria dieta frutta acida (ad esempio, fragole, pomodori, agrumi) per non infiammare ulteriormente le mucose dello stomaco. Se il problema è la colite, state lontani dalla frutta che rischia di fermentare nel vostro intestino, come uva, cachi, castagne, ciliegie, melone.
- Quantità. Sembrerà banale, ma le quantità sono fondamentali. Anche vostra suocera nei fine settimana sembrava gentile e comprensiva, ma da quando vive con voi la percezione è diversa. Con la piramide alimentare ci consigliano sempre di consumare 5 porzioni al giorno di frutta e verdura; è giusto e ci fa bene, ma non eccediamo. Bisogna sempre tenere a mente che una banana, per esempio, contiene circa 22 grammi di fruttosio, una mela almeno 15. Esagerare con l’apporto di zuccheri può farci superare le soglie massime e innescare fenomeni di intolleranza glucidica. Perciò, premuriamoci di mangiare frutta non lavorata (in quei casi le sostanze aggiunte possono essere ancora più dannose) e di non superare i 350 grammi circa al giorno.