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Dolci dai nomi curiosi: perché si chiama diplomatico?

di Marta Manzo 22 Novembre 2021 16:00

Il diplomatico è un classico della pasticceria italiana: ma perché si chiama così? Cerchiamo di capire insieme l’origine del suo nome.

Due strati di pasta sfoglia, cuore di pan di Spagna imbevuto con bagna al rum, crema a farcire. Ecco a voi, signori, il diplomatico, un grande classico della pasticceria italiana, ancora oggi scelto spesso per le occasioni speciali di festeggiamento. Questa breve quanto pomposa presentazione, doverosa nel caso del diplomatico, ci apre all’annosa questione. Perché si chiama così?

 © Wikipedia

È in effetti l’ennesimo dolce – ricetta, piatto – di origini poco chiare. Sembra sia nato nel Quattrocento, potrebbe prendere il nome dalla professione del diplomatico, all’epoca molto in voga tra i membri dell’aristocrazia e spesso latore di dolci portati in dono ai regnanti delle città in cui era in visita. Tanto quanto potrebbe prendere il nome dalla crema con cui è farcito. Diplomatica, appunto, ottenuta mescolando crema pasticcera e chantilly, o panna montata. 

Se è per questo, a dirla tutta, il diplomatico potrebbe averlo inventato il duca di Parma, che l’avrebbe donato a Francesco Sforza, duca di Milano, tanto quanto potrebbe essere nato a Verona nel periodo post-natalizio per utilizzare gli avanzi del pandoro. Potrebbe avere natali campani, strenui nel difenderne la paternità come zuppetta, tanto quanto averne pari merito siciliani, che per non saper né leggere né scrivere hanno pensato di piantarci sopra una bella bandierina infilando nella farcia la ricotta. 

Beh, direte voi, e che arrivati qui non li vogliamo scomodare anche i greci? Siete presto serviti. Di chi è la colpa? È di diplωn, il termine che indica il foglio scritto piegato in due che ricevevano gli antichi ambasciatori, sul quale era vergato lo scopo della missione da compiere. Diplωn, che in greco significa doppio, guarda un po’, proprio come doppi sono gli strati della torta. Quale che sia la reale origine del diplomatico, quel che ci preme davvero è che è buono. Qui ci andrebbe un congiuntivo, lo sappiamo, ma gli preferiamo un presente indicativo, perché la nostra è una certezza adamantina. Il diplomatico è dolce, elegante, delicato, ha quella leggera e giusta nota alcolica, è perfetto alla fine di qualsiasi pasto, è perfetto come torta da cerimonia. A ben pensarci, è veramente diplomatico