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Vigne urbane: cosa sono e dove trovarle

di Salvatore Spatafora 18 Gennaio 2022 09:00

Le vigne urbane sono un modo per aiutare l’ambiente e rendere le città più verdi in maniera intelligente. E sono sparse in tutto il mondo.

Il dibattito sulla tutela dell’ambiente e sui cambiamenti climatici catalizza l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e rappresenta la più grande sfida, presente e futura, dell’umanità. Vivere in città sempre più verdi e sostenibili non può e non deve restare solo un sogno. Governi, aziende e cittadini sono tutti ugualmente chiamati a perseguire questo obiettivo primario, senza perdere altro tempo. Emblematico il caso della giovane associazione Urban Vineyards Association creata per tutelare e valorizzare le vigne urbane, ovvero piccoli polmoni verdi presenti all’interno delle aree metropolitane. Quasi sempre si tratta di scrigni di biodiversità che custodiscono un patrimonio agricolo di inestimabile valore storico, culturale e sociale come i vitigni reliquia, biotipi rarissimi nel panorama ampelografico di una determinata regione. Questi filari cittadini sono sopravvissuti miracolosamente fino ai giorni nostri, nonostante l’abbandono e l’avanzata inesorabile del cemento. Oggi, grazie all’impegno di associazioni e privati, sono tante le attività nelle vigne urbane destinate alla fruizione della collettività. 

L’Associazione

Urban Vineyards Association (U.V.A.) è una rete internazionale nata nel 2019, su iniziativa del produttore torinese Luca Balbiano, che riunisce 11 associati in Italia e all’estero. La mission è quella di promuovere progetti di recupero storico e azioni di valorizzazione culturale, paesaggistica e turistica delle vigne urbane aderenti: in Italia la Vigna della Regina di Torino (la prima a far parte di questo network virtuoso), i filari di San Francesco della Vigna e i vigneti ritrovati della Laguna di Venezia, la Vigna di Castel di Pugna Senarum Vinea a Siena, la Vigna di Leonardo con i filari di Malvasia all’interno della casa degli Atellani a Milano (recuperata nel 2015 in occasione di Expo), la Vigna del Gallo presso l’Orto Botanico di Palermo e la Etna Urban Winery di Catania. In Francia la Vigna Clos Montmartre di Parigi (la vendemmia aperta al pubblico, Fête des Vendanges, è sempre una grande festa, con artisti di strada e degustazioni), il Clos de Canuts a Lione e il Clos all’interno del Palais des Papes di Avignone, affacciato sulle rive del Rodano e realizzato tra il 1200 e il 1330 dai Papi Benedetto XII e Clemente VI. Infine oltreoceano, negli Stati Uniti, i filari di Rooftop Reds impiantati sui tetti di Brooklyn a New York. “Siamo un gruppo eterogeneo di persone – racconta Luca Balbiano, presidente di U.V.A. – con esperienze di vita e di lavoro diverse e provenienti da luoghi anche molto lontani tra loro. E forse è proprio questa la nostra forza, che ci permette di confrontarci in un modo schietto e di mettere in circolo le nostre idee. La pandemia ha soltanto rallentato il percorso comune ma, per fortuna, non ha fermato i singoli progetti che sono cresciuti e si sono fatti sempre più affascinanti e ambiziosi. Ora è tempo di mettere tutto a sistema e creare insieme qualcosa di unico e meraviglioso come le vigne urbane che custodiamo”.

Le new entry di U.V.A.

Durante l’ultimo convegno annuale dell’Associazione, svoltosi a Siena lo scorso ottobre, è stato annunciato l’ingresso ufficiale di due nuove vigne urbane: la Rooftop Reds in cima a un edificio di Brooklyn e la Etna Urban Winery, impiantata all’ingresso di Catania. Due progetti vitivinicoli distanti migliaia di chilometri ma accomunati dal medesimo spirito pionieristico che lega tutti gli altri soci di U.V.A.: portare o reinnestare la vite in un contesto urbano là dove l’evoluzione dell’uomo l’ha cancellata durante i secoli o dove mai nessuno avrebbe pensato potesse nascere. Rooftop Reds è la prima vigna urbana produttiva situata sul tetto del Brooklyn Navy Yard, edificio nel cuore di New York. Per la sua realizzazione, frutto di un’idea di Devin Shoemaker e sviluppata in collaborazione con le aziende vinicole della regione di Finger Lake e con la Cornell University, è stato realizzato un sistema di piantumazione urbana personalizzato: le viti sono state disposte in 42 vasi tecnici che coprono il tetto dell’edificio su una superficie di circa 1.380 metri quadrati. Dopo sette anni, Rooftop Reds è arrivata a produrre tra le 200 e le 250 bottiglie di vino ottenute dalle principali varietà a bacca rossa della regione di Bordeaux.

L’Etna Urban Winery di Catania nasce invece nel 2018, quando sette cugini decidono di riportare in vita l’azienda vitivinicola di famiglia, dismessa negli anni Sessanta del Novecento dopo quasi 300 anni di attività. Reimpiantando le viti nei terreni di proprietà, ormai abbandonati, il team si ritrova in un contesto ormai urbano, dal momento che Catania si era ingrandita a tal punto negli ultimi 50 anni da arrivare fino alle pendici del Vulcano. Quello che poteva essere un ostacolo viene trasformato in risorsa, sarebbe stato proprio il paesaggio urbano a rendere unico quel vino. Grazie anche all’aiuto di 30 supporters provenienti da 12 paesi, nel settembre 2021, dopo oltre cinquant’anni dall’ultima vendemmia, è stata portata a termine la prima raccolta di uve dell’Etna Urban Winery e questa estate è prevista l’uscita sul mercato della prima etichetta, un grande vino rosso del Sud. Nel vigneto di quasi due ettari si alternano filari di uve autoctone a bacca nera (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio) e a bacca bianca (Carricante e Catarratto). Ma non è finita qui, il progetto ambisce infatti a recuperare tutti gli otto ettari della proprietà ad uso vitivinicolo nei prossimi dieci anni.

La vigna dedicata a Diego Planeta

Sempre in Sicilia va poi segnalata la Vigna del Gallo all’Orto Botanico di Palermo, risultato di un progetto congiunto tra il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e il Sistema Museale dell’Università, con la collaborazione del Dipartimento di Agraria. Testimonianza tangibile della biodiversità dell’Isola, la Vigna del Gallo è un’area di circa 200 metri quadri che custodisce vitigni autoctoni (tra questi Grillo, Nero d’Avola, Frappato, Perricone, Catarratto, Inzolia) e vitigni reliquia (Prunella, Muscaredda, Corinto bianco, Cutrera, Zuccaratu, Visparola). A settembre 2021 il Consorzio ha deciso di intitolarla al Cavaliere Diego Planeta, a un anno esatto dalla sua scomparsa: un omaggio alla memoria di uno dei padri del rinascimento del vino siciliano che nel corso della sua vita si è tanto speso per la riscoperta, custodia e valorizzazione delle varietà della Sicilia. La Vigna del Gallo raccoglie oggi ben 95 biotipi, oggetto costante di studio da parte dei ricercatori e degli studenti dell’Università di Palermo. 

Progetti futuri di U.V.A.

Sempre a Siena, durante il convegno annuale, si è parlato anche dell’avanzamento del progetto della Rooftop Reds di Tokyo, una vigna realizzata sul tetto di un grattacielo della capitale nipponica, destinata a entrare nel prossimo futuro nel circuito U.V.A. e rendere così ancora più intercontinentale l’Associazione. Tra gli obiettivi dell’agenda 2022 c’è, invece, l’allargamento e il consolidamento dei rapporti all’interno dell’Unione Europea per promuovere l’ingresso delle vigne urbane presenti nelle grandi città del vecchio continente come Berlino, Praga, Londra, Stoccarda e Roma (c’è una piccola vigna a Trinità dei Monti e un’altra che dovrebbe essere impiantata nel parco del Colosseo) al fine di sviluppare un modello di turismo di prossimità sostenibile, con attività di alto valore culturale e sociale.

Pusterla, la vigna urbana più grande d’Europa

La vigna cittadina produttiva più grande d’Europa si trova in Italia, più precisamente alle pendici del Castello di Brescia. Il vigneto Pusterla ha origini antichissime, risalenti addirittura al 1037. Qui si coltiva una preziosa uva autoctona a bacca bianca, l’Invernenga, con il secolare metodo di allevamento della pergola. Nel 2007 l’associazione Slow Food le attribuisce il titolo di Patrimonio Storico della Cultura Agroalimentare Ambientale. A luglio 2020, la cantina Monte Rossa della Franciacorta ha acquistato i quattro ettari di Pusterla con l’obiettivo di riqualificare e proteggere questo polmone verde cittadino e produrre un vino di altissima qualità. 

Vigna di San Martino a Napoli

Un caso a parte è, invece, quello della Vigna di San Martino, nel centro storico di Napoli con accesso diretto da Corso Vittorio Emanuele: con i suoi sette ettari è il secondo vigneto urbano più grande d’Europa: oltre alla vigna, trovano posto anche un uliveto, un agrumeto, un orto e una fattoria didattica con asini, cavallo, anatre, galline e pulcini. Un Monumento Nazionale così come sancito da un decreto firmato dal Ministro per i Beni Culturali su esplicita richiesta del proprietario, Giuseppe Morra, premiato nel 2017 dalla Federazione Italiana Club e Centri UNESCO per averla preservata e resa fruibile al pubblico. L’associazione Piedi per la Terra organizza da anni laboratori esperienziali per sensibilizzare i bambini sulle tematiche ecologiche e passeggiate eco turistiche adatte a tutti (info e dettagli sulla pagina Facebook Vigna di San Martino).