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Come si mangia al Cavallino di Bottura a Maranello

di Lorenza Fumelli 9 Novembre 2021 14:00

Storica insegna legata alla famiglia Ferrari, il Cavallino è adesso una delle creature di Massimo Bottura: ve lo raccontiamo qui.

La leggenda sulla trattoria dei Ferrari a Maranello la conosciamo in molti. Enzo Ferrari, creatore del marchio di macchine italiane più amato al mondo, negli anni ’50 aprì una trattoria – già mensa aziendale – in cui seguiva le gare, festeggiava le vittorie, accoglieva i suoi ospiti e si godeva i piatti tradizionali della sua Emilia. Si chiamava il Cavallino, proprio come quello rampante delle auto, e le mura della casa colonica di Maranello, negli anni, avrebbero protetto e osservato le vicende legate a una delle famiglie più iconiche della nostra Italia.

Il locale, rinnovato dall’architetto e designer India Mahdavi, è tutto quello che ci potremmo (vorremmo?) aspettare. Un cavallino nero rampante sul cancello d’ingresso, il rosso Ferrari come colore dominante, pezzi nuovi e vecchi di macchine in giro per il locale e continue citazioni della tipica Osteria italiana: dai pavimenti che ricordano le tovaglie a quadretti alla mise en place con piatti tutti diversi, memoria di gestioni che cambiano, anni che passano, vite che si sovrappongono inesorabilmente.

In cucina al Cavallino troviamo Riccardo Forapani, già nelle fila della Francescana di Modena per ben 13 anni. Nei suoi piatti la passione e il rispetto della tradizione sono evidenti e necessari ma, come tutti nello staff sceltissimo di Bottura, anche Riccardo ha una sua mano ben riconoscibile e un istinto per la ricerca divertente ed esuberante: un mix che ben definisce i piatti di questo ristorante.

I piatti sono quindi sempre aderenti, almeno in partenza, alla tradizione emiliana nelle sue diverse espressioni. Che sia la golosità tipica di queste parti, i suoi ingredienti, le ricette fedeli o rivisitate, qui si mangia un pezzo di storia d’Italia. Ma l’interpretazione di questa cucina è tutt’altro che rigida e severa. I twist sulle varie pietanze sono continui, dall’estetica all’utilizzo di tecniche più moderne per ottenere risultati perfetti sulla matrice storica. Con qualche grande classico, come i tortellini dell’associazione il Tortellante (che vi invito ad approfondire a questo link). Per essere più chiari possibile: si mangia benissimo al Cavallino, si scoprono ricette della tradizione senza perdere curiosità, tecnica e creatività.

La controparte di Riccardo Forapani – in sala – è il bravissimo Luis Diaz, sorriso accogliente e capacità di gestire ogni tipo di pubblico, questo anche secondo chi lo ha voluto premiare con il prestigioso riconoscimento di migliore giovane maître d’Italia. E bisogna saperci fare in questa locanda perché, più che in altri locai, qui si affaccia ogni tipi di cliente: dagli affezionati di zona, ai vip internazionali di passaggio a Modena, a tutti i fan e curiosi di Massimo Bottura. Arrivare a Maranello e mangiare nella trattoria il Cavallino richiede un piccolo impegno. È necessario infatti spostarsi dalla città guidando per circa mezz’ora senza traffico e, se privi di mezzo proprio, bisogna raggiungere la stazione degli autobus e scegliere un mezzo pubblico, sperando per il meglio. Ne vale la pena? Sì.