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Calabria da scoprire: l’oasi gastronomica di Cirò Marina

di Manuela Laiacona 7 Agosto 2020 11:30

Cirò Marina, borgo graziato dallo splendido mare Ionio, è diventata una tappa per i foodies: ecco alcuni indirizzi da non perdere.

Un’immensa distesa di vigne si tuffano nello ionio. Lo scenario dichiara che questa è la terra eletta del vino. Cirò Marina, il versante costiero ai piedi del piccolo borgo di Cirò (KR), è la culla del Gaglioppo, cirò marina negli ultimi anni è diventata una tappa per chi vuole mangiare bene tra i distretti enologici più antichi d’Italia con una DOP che da poco ha compito 50 anni, e meta rinomata per il turismo balneare. Le sue immense spiagge scenografiche detengono da ben due decadi la bandiera blu. Oggi la cittadina si sta affermando anche come vivace avamposto gastronomico. Dove era prodotto il nettare dato in premio ai vincitori delle Olimpiadi dell’Antica Grecia, è esploso un vero e proprio fermento culinario. In pochi chilometri quadrati si concentrano realtà diverse tra loro diventate tappa obbligatoria per i foodies. Pulsa un vero e proprio hub del gusto, consigliato a chi desidera fare un approfondimento culinario di questo angolo di Calabria ionica.

  1. Trattoria Max (via Pola). Il merito della nascita del distretto va riconosciuto a due locali che per primi hanno portato dalle mura di casa, più di 20 anni fa, il ricco patrimonio di pietanze della comunità cirotana, tracciando una strada che ha ispirato tanti giovani. Il primo modello di riferimento è stata (e continua a esserlo) Trattoria Max, fondata dai fratelli Salvatore e Vincenzo Murano con lo scopo di fare della memoria casalinga una ristorazione evoluta in sinergia con il mondo enologico del territorio. Un progetto lungimirante che ha acceso i riflettori anche su un reticolo produttivo virtuoso, su casari, aziende agricole e piccoli agricoltori dell’areale e della Calabria.
  2. L’Aquila D’Oro (strada provinciale 7) di Elisabetta Cariati rappresenta invece il baluardo della tradizione che difende strenuamente i piatti antichi di matrice contadina da sempre tramandati nelle famiglie.
  3. Dattilo (contrada Maremonti, 100 – Strongoli). Ad avere influenzato (e accelerato) il movimento cirotano è stato pure il lavoro di Caterina Ceraudo allo stellato Dattilo, il ristorante di Strongoli a pochi chilometri più a sud di Cirò Marina, considerato best practice del rinascimento calabrese. Tra un calice del rinomato Cirò e un tuffo nelle limpide acque, la cucina a Cirò Marina si inserisce come ulteriore forte elemento esperienziale.
  4. A’ Casalura (via Roma, 184). Peppe Pucci è uno dei giovani rivoluzionari della scena cirotana. Diplomato all’Alma di Colorno, è ritornato a Cirò Marina per avviare un locale di educazione alimentare secondo la formula della gastronomia. Il bancone è un opulento manifesto dell’identità di questo territorio. Ogni pietanza è quella che si mangia da sempre nelle case, un’atto di amore verso la tradizione più pura. Dalle alici scattiate al coniglio, dagli spaghetti alla sarda salata ai maccarun a u ferrett, dalle pprupett al pipi e patate alla stighjiol alla cirotana, il recupero delle radici gastronomiche Peppe lo fa con coscienza e prestando fede al luogo di origine degli ingredienti e alla loro qualità. Gran parte provengono dal suo orto e da piccoli agricoltori della zona. I salumi e le salsicce sono fatti secondo la ricetta di famiglia e ottenuti dai maiali da lui allevati. Il vino è l’altro protagonista del progetto. La cantina fotografa egregiamente lo scenario locale. Aggiornata sull’evoluzione enologica di questo comprensorio, è principalmente dedicata ai nuovi progetti e ai vignaioli protagonisti della Cirò Revolution che hanno ridato dignità alla sapienza dei viticoltori di un tempo. Una chicca del locale, che consigliamo di accaparrarvi, sono le magliette. Ogni anno Peppe si diletta a lanciare un’edizione limitata con il tema disegnato dalla street artist e illustratrice, Serena Amoruso, conosciuta come Sempre Lucida.
  5. Panificio Mastro Pane Greco (via Milano e via Vittorio Emanuele). Qui si va in pellegrinaggio per assaggiare la pitta con le sarde, le freselle, i pani della tradizione, la pitta ‘mpigliata. La famiglia Greco è custode dell’arte della panificazione. Attorno al pane hanno creato un progetto fortemente identitario, con una visione di territorio, valorizzando non solo ricette e usanze locali, ma anche selezionando e dando spazio alle piccole realtà produttive, perle di questo areale, esposte nel punto vendita di Cirò Marina a pochi passi dal lungomare. Insieme al forte attaccamento alle radici i Greco portano avanti studio e ricerca, con un costante aggiornamento sul mondo delle farine e sulle nuove tendenze gastronomiche.
  6. Guaco (via Terranova, 12). Il gelato di Guaco è una filosofia di vita; è attenzione alla materia prima, principalmente di questo areale e calabrese; è sana alimentazione, memoria del gusto e consumo consapevole. Ricotta, pere e noci, per esempio, è una sintesi contemporanea delle colazioni contadine di un tempo. Latte fresco, ingredienti locali e di stagione, dolcificanti naturali, Vittoria Sculco applica un rigido protocollo. La maestra gelatiera si dedica anche alle granite, altra materia che tratta con grande passione e rigore seguendo la ricetta siciliana.
  7. Aquarama (via Torrenova, 51). Questo elegante salotto sulla spiaggia è la new entry nel panorama cirotano. Il locale di Andrea Librandi, Pietro Capoano e Davide Greco è nato per fare cultura di territorio con una doppia formula di pizza e cucina gourmet. Qui governa la regola della freschezza. Pochi piatti preparati secondo le materie prime che provengono ogni giorno dal mare e dalla campagna. La tradizione trova una nuova connotazione in cui la chiave principale è la semplicità. L’intervento sapiente di Andrea lascia parlare l’ingrediente. Una filosofia spiegata bene dal Salmone, rafano lucano e yogurt, dalla bruschetta di pane orzo, noci e mantecato di acciughe e erba cipollina e dallo sgombro con cipolla e salsa verde. La scommessa sulla pizza vanta l’esperienza della famiglia di maestri panificatori Greco. Solo farine rigorosamente italiane macinate a pietra, lunga maturazione e ingredienti locali per dare un ulteriore occasione di scoperta del territorio che trionfa nella pizza Punta Alice con pomodoro, provola affumicata, cipollotto, finocchietto selvatico e sarde salate.
  8. Lagust (via C. Battisti, 6). Un bistrò di territorio che è anche boutique del gusto. Lagust è il format di respiro contemporaneo creato da Giulia Kola e Bernardo Romano per dare spazio al patrimonio agroalimentare locale e di altre regioni d’Italia e in cui il vino fa la sua parte, con una ampia selezione che va dalle cantine cirotane alla Francia. Insaccati, sughi, pasta, conserve, sottoli, distillati, il paniere denota grande ricerca delle piccole aziende e delle realtà diventate icone di una certa filosofia produttiva e di qualità. Non un semplice luogo dove consumare o acquistare, Lagust propone l’esperienza attraverso percorsi sensoriali, un modo gustoso, tra tradizione e creatività, di scoprire il cirotano e gran parte del Bel Paese.