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Cos’è l’agricoltura biodinamica? Storia e pratiche di una tradizione che ha 100 anni

di Marco Grigis 5 Novembre 2023 12:00

Introduzione all’agricoltura biodinamica, un percorso di gestione olistica delle coltivazioni nato negli anni ’20 grazie alle intuizioni di Rudolf Steiner.

Ne avete sentito parlare quando vi è stato presentato a tavola un vino, oppure quando il vostro amico che è un agricoltore vi ha raccontato di come andrà il raccolto quest’anno. Insomma in fin dei conti siete sicuri di sapere cosa è l’agricoltura biodinamica? Ve lo spieghiamo noi.

L’interesse per la biodinamica

Agricoltura biologica, coltivazioni organiche, semenze non geneticamente modificate: mai come in questo periodo i prodotti della terra sono al centro delle attenzioni dei media, tra le legittime preoccupazioni del pubblico su contaminazioni chimiche dei vegetali e ritorno alle best practice della tradizione popolare. Vi è però un ulteriore ambito di cui non si parla spesso: quello dell’agricoltura biodinamica. Quali sono i principi di questa filosofia agricola, quali i benefici, quali i limiti? Per capirne di più, la redazione di Agrodolce ha contattato la Fondazione Le Madri, una realtà dedita allo studio e alla divulgazione dei principi dell’agricoltura biodinamica in quel di Rolo, Reggio Emilia, nata giuridicamente nel 2004 ma attiva sul territorio già dal 1982.

La storia: le intuizioni di Rudolf Steiner

Rudolf Steiner

Per agricoltura biodinamica si intende un approccio olistico alla coltivazione, un metodo che considera il suolo, i vegetali, l’ambiente circostante e gli animali come un’unico insieme, un ecosistema naturale i cui equilibri vanno rispettati per “portar vita al vivente”. Alla base di questo orientamento vi sono gli studi condotti da Rudolf Steiner – un filosofo, pedagogista ed esoterista austriaco – all’inizio del ‘900: fondatore dell’antroposofia, una corrente che mirava alla comprensione dell’uomo anche nella sua spiritualità avvalendosi però del metodo scientifico, negli ultimi anni della sua vita Steiner si occupò di agricoltura, su sollecitazione degli stessi contadini. Era il 1924 quando alcuni agricoltori si rivolsero a Steiner, preoccupati dai loro raccolti: l’agricoltura massificata, così come l’estremo ricorso a concimi e pesticidi chimici, aveva indebolito le piante. Così il filosofo tenne una serie di 8 lezioni a Koberwitz, in Polonia, per spiegare ai coltivatori i principi fondamentali della salute della terra, il mantenimento e la stimolazione della fertilità, la dedizione alla qualità degli alimenti destinati all’uomo. Nascono così i tre principi fondamentali dell’agricoltura biodinamica:

  • garantire la fertilità del terreno;
  • rendere sane le piante affinché possano resistere a malattie e parassiti;
  • produrre alimenti della massima qualità possibile.

Per raggiungere questi obiettivi, venne elaborato un metodo che potesse tenere conto del pianeta e del suo rapporto con l’intero cosmo: non a caso l’agricoltura biodinamica conferisce particolare importanza ai cicli lunari, alla stagionalità, ai naturali ritmi del terreno e alle esigenze specifiche della terra in ogni dato periodo dell’anno.

Fabio Fioravanti della Fondazione Le Madri ci aiuta nell’esplicitazione teorica – la pratica verrà trattata nel prossimo paragrafo – di questi concetti. Nell’intento di ottenere un cibo sano e vitale, che rispetti l’ambiente e che sia veicolo di forze di vita, si parte dalla creazione di un humus stabile del terreno, che possa portare a una crescita armonica delle coltivazioni senza il ricorso a pesticidi o altre sostanze. Si procede quindi con la creazione di un “organismo agricolo”, ovvero di un insieme in cui sia garantita unione e pluralità delle risorse naturali: un campo biodinamico non sarà solamente una distesa coltivata, bensì un ecosistema completo con siepi, stagni, alberature, animali, api e molto altro. Questo perché più una pianta è inserita in un contesto equilibrato, minori sono le possibilità si ammali. Infine, si stimolano e accrescono le forze insite nella natura, prevedendo l’inserimento di organismi utili – quali gli insetti contro i parassiti – e favorendo la fertilità del terreno con compostaggio e preparati appositi.

Il cornosilice, uno dei preparati più usati nell'agricoltura biodinamica
Il cornosilice, uno dei preparati più usati nell’agricoltura biodinamica

Le pratiche

Per ottenere verdure sane e forti, alimenti di alta qualità e rispettare l’unità della coltivazione, la biodiversità della natura e i ritmi del pianeta, l’agricoltura biodinamica si affida a una lunga serie di pratiche. Senza pretesa di voler essere esaustivi, il metodo può essere così sintetizzato:

  • la rotazione delle colture sui campi;
  • l’utilizzo di preparati biodinamici e il ricorso al compostaggio;
  • la semina e le operazioni di mantenimento della coltura secondo un preciso calendario lunare;
  • la concimazione a sovescio o con composti biodinamici.

Il primo punto non ha bisogno di troppe spiegazioni, perché quello della rotazione della coltura è uno strumento largamente utilizzato anche nell’agricoltura tradizionale: le pietanze seminate vengono variate di anno in anno per favorire la vitalità del terreno e il recupero delle sostanze nutritive. Ben più interessante è, invece, lo sfruttamento dei cosiddetti “preparati biodinamici”. Si è parlato poc’anzi della necessita di ricreare nel terreno un humus fertile, ricco di tutti quegli elementi per permettere alla coltura di crescere forte e sana, pronta ad affrontare malattie e parassiti. A questo scopo l’agricoltura biodinamica ricorre a delle soluzioni a spruzzo oppure a cumulo, ovvero da spargere direttamente oppure per ricoprire il terreno. Tra i più noti preparati del gruppo a spruzzo, si può rinvenire:

  • il cornosilice: un macinato finissimo di quarzo bianco conservato all’interno del corno di una mucca e interrato per alcuni mesi l’anno;
  • il cornoletame: del letame di mucca sempre conservato nelle corna del bovino, quindi sotterrato per diversi mesi l’anno;
  • il Fladen: un preparato a base di tritura di basalto, letame di mucca, gusci d’uovo.

Per i preparati da cumulo, invece, si aggiungono delle soluzioni al compost per facilitare la decomposizione delle sostanze organiche in humus e terriccio. Tali soluzioni sono create a partire da alcune erbe officinali, tra cui l’Achillea millefolium, la Matricaria chamomilla, l’Urtica dioica, il Quercus Robus, il Taraxacum officinalis e la Valeriana officinalis, macerate secondo precise condizioni ambientali e sempre conservate in parti di animali, tra cui appunto le corna.

Luna, Agricoltura biodinamica

Altrettanto importante è il calendario lunare. Seguito già nella tradizione popolare – chiunque abbia avuto qualche esperienza in campagna, ben conosce la rigorosità con cui i contadini più anziani seguono le fasi di luna crescente o calante per le piantagioni – le influenze della Luna sulle coltivazioni sono state analizzate sia dallo stesso Steiner che da esperti successivi, come Lily Kolisko e Maria Thun. Sempre in un’ottica di semplificazione, la rotazione del satellite attorno alla Terra, così come le sue fasi di apogeo e perigeo, hanno specifici effetti sulle coltivazioni, soprattutto in termini di qualità e resistenza delle radici, dei fiori, del fusto e del frutto. Maria Thun, in particolare, ogni anno pubblica un calendario delle semine che, oltre alla luna, tiene conto delle influenze della posizione degli astri secondo l’analisi delle effemeridi astronomiche, da non confondersi però con quelle astrologiche. Per il sovescio, infine, si fa riferimento alla pratica tradizionale di interrare il raccolto per mantenere un’elevata fertilità del terreno, utile per le piantagioni successive.

Domande e dubbi

Avvicinandosi per la prima volta all’agricoltura biodinamica, è normale sorgano dubbi e curiosità varie, anche in relazione alle altre tecniche di coltivazione ben più conosciute. Sempre con l’aiuto di Fabio Fioravanti della Fondazione Le Madri, abbiamo quindi voluto indagare alcune delle questioni più frequenti su questa affascinante metodologia. La prima è ovviamente relativa all’agricoltura biologica, di cui si sente spesso parlare: come si differenzia da quella dinamica? l'agricoltura biodinamica cerca di evitare i trattamenti artificiali di tipo chimico  e naturalmente non contempla la presenza di ogmCosì come spiega Fioravanti, «con l’agricoltura biologica si tende a sostituire l’uso di un fitofarmaco o di un trattamento nocivo per l’ambiente con uno meno impattante, con l’agricoltura biodinamica vengono incrementate invece le autodifese naturali delle piante, in modo da poter rinunciare all’uso di questo o quel trattamento». In altre parole, il metodo biodinamico mira all’autosufficienza delle colture, anche se questo non significa affatto allontanarsi dalla modernità o rifiutare il progresso tecnologico. E proprio in merito alla tecnologia, è naturale chiedersi in che modo l’agricoltura biodinamica si ponga rispetto agli OGM, in un periodo di continue polemiche tra chi sostiene non siano dannosi per la salute e chi, invece, teme possano non solo essere pericolosi per l’uomo, ma anche deleteri per la biodiversità. Come facile intuire, nell’orientamento biodinamico gli organismi geneticamente modificati non trovano spazio, perché l’obiettivo primario è quello di rispettare i fisiologici cicli della piante incentivando il processo d’adattamento naturale del terreno, sempre in quell’ottica di autosufficienza citata poc’anzi.

Risaie, Agricoltura biodinamica

Tra i dubbi più comuni che potrebbero sorgere, infine, vi sono anche quelli relativi alla fattibilità del metodo. Tra le critiche più frequenti, quella che l’agricoltura biodinamica sia una “pseudo-scienza”: accanto a pratiche sensate e riconosciute – quali la rotazione delle colture, il sovescio o la ricerca di un ambiente unitario che associ alle piantagioni gli animali, gli insetti, l’acqua e via dicendo – ve ne sarebbero altre ritenute omeopatiche e non verificabili, quali appunto i compostaggi, i preparati biodinamici e i calendari astronomici. Districarsi fra le due posizioni non è semplice, anche perché negli anni sono state prodotte ricerche e documenti a favore di uno o dell’altro orientamento – negli anni ’90 il ricercatore Holger Kirchman fu particolarmente duro nei confronti dell’agricoltura biodinamica, tanto da definire a-scientifiche le posizioni di Steiner, mentre nel 2009 uno studio pubblicato sulla Cambridge University Press ne ha riconosciuto un certa efficacia, soprattutto in termini di vitalità del terreno vista una maggiore conservazione della popolazione di lombrichi – e il dibattito è tutt’ora aperto. Ma al di là degli elementi che potrebbero sembrare più folcloristici, forse non è sulle pratiche che bisogna discutere. “Portar vita al vivente”, così ricorda Fioravanti, rispettare le specificità dell’ambiente e della natura: è questo in cui l’agricoltura biodinamica eccelle.

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