Home Cibo Frattaglie: tutti i tipi di trippa

Frattaglie: tutti i tipi di trippa

di Chiara Fedeli • Pubblicato 17 Aprile 2020 Aggiornato 19 Ottobre 2021 16:37

La trippa è uno di quegli ingredienti che accomuna tutta la Penisola e si diversifica di ricetta in ricetta a seconda delle regioni: eccone alcune.

Che siate del nord, del centro o del sud, sicuramente nella tradizione culinaria della vostra regione esiste almeno un piatto a base di quinto quarto e in particolare di trippa. Utilizzata già dai Greci e dagli antichi Romani, la trippa è un taglio proveniente dalle diverse parti dello stomaco bovino con cui si preparano piatti famosissimi come il Lampredotto fiorentino o la trippa alla romana. Volete conoscerne altri? Eccone qui alcuni.

  1. Trippa alla romana. La cucina romana tradizionale è ricca di piatti preparati con interiora, ma la trippa è sicuramente il capostipite di questa tradizione. Per preparare la trippa alla romana dovrete prima si prepara un soffritto di sedano, carota e cipolla, poi si aggiunge la trippa, la mentuccia e il pecorino e infine i pomodori pelati. Dopo averla cotta a lungo, va servita con una foglia di mentuccia e una spolverata di pecorino romano, come nella migliore tradizione trasteverina.
  2. Trippa alla fiorentina. La trippa alla fiorentina è un altro di quei piatti della tradizione irrinunciabili: la sua particolarità è che la trippa, tagliata a striscioline finissime, viene mescolata ad un soffritto di carota, sedano e cipolla, e poi cotta con i pomodori pelati a fuoco bassissimo, finché tutta l’acqua dei pomodori non si è ritirata. Prima di servirla viene spolverata con un po’ di parmigiano, per darle quel tocco di sapidità in più.
  3. Trippa alla piacentina. Immancabile nei menu dei ristoranti più tradizionali di Piacenza, la trippa alla piacentina prevede che la carne venga cotta con i fagioli bianchi, cannellini o di Spagna ancora meglio, e poco pomodoro. La cottura è in umido ed è molto prolungata, fino a tre ore, per rendere la trippa morbida e scioglievole.
  4. Trippa alla genovese. La sbira, o trippa alla genovese, è il secondo piatto tipico della cucina ligure a base di trippa, appunto, pinoli, patate e pomodoro. Come per tutte le ricette tradizionali, anche questa ha moltissime varianti legate principalmente alle consuetudini familiari: a volte, ad esempio, le patate vengono sostituite con le fagiolane, si possono omettere i pinoli e aggiungere i funghi secchi. Dipende tutte dalla ricetta della nonna!
  5. Lampredotto. Oltre ad essere un grande classico della cucina fiorentina, il lampredotto è uno dei capisaldi dello street food italiano: il panino con il lampredotto, a base di abomaso (uno dei quattro stomaci dei bovini), è diventato un simbolo, conosciuto praticamente in tutto il mondo. Per prepararlo, la carne viene cotta in umido con pomodoro, cipolla, prezzemolo e sedano e poi viene utilizzata per farcire il semelle, il tipico panino toscano, imbevuto nel sugo del lampredotto.
  6. Busecca. La busecca è la trippa milanese: viene mangiata tradizionalmente per la vigilia di Natale ed è preparata con trippa, fagioli, passata di pomodoro, carote e sedano. Essendo una delle pietanze più rappresentative della cucina milanese, gli abitanti della città sono soprannominati Busecconi, ossia mangia-trippa.
  7. Morzeddhu catanzarisi. Anche a Catanzaro si trova un piatto tradizionale a base di trippa, il Morzeddhu Catanzarisa: questo piatto antichissimo viene preparato con trippa e altre frattaglie cotte per lungo tempo nel sugo di pomodoro, peperoncino e odori. Per mangiarlo viene inserito all’interno della pitta catanzarisa, un pane caratteristico dalla forma a ciambella.
  8. Trippa alla parmigiana. La trippa alla parmigiana si caratterizza per la presenza dei piselli e perché, una volta cotta, viene spolverata con abbondante Parmigiano Reggiano. Piatto tipico della cucina di Parma, per prepararlo vengono utilizzate diverse parti dello stomaco, sia quelle con che senza lamelle. Anche in questo caso, la trippa viene cotta a fuoco lento per molte ore nel sugo di pomodoro e poi servita quasi in brodo, tanto da essere mangiata, tradizionalmente, con il cucchiaio.